“Io, genitore nello sport”. È il tema dell’indagine condotta dal Comune di Seregno, con la collaborazione dell’Asd Divertisport Aps, la presentazione dei risultati della quale ha inaugurato venerdì 20 ottobre, nella sede della biblioteca civica “Ettore Pozzoli” di piazza Gandini, il percorso del progetto “Genitori dei giovani sportivi”, figlio anche dell’aggressione subita in giugno all’oratorio Sant’Ambrogio da un dirigente della Polisportiva San Giovanni Paolo II, che perse un rene a causa di un calcio sferratogli dal papà di un tesserato di una società di Muggiò, in una rissa scaturita a margine di una partita di calcio tra Under 9.
Genitori e sport: i risultati dell’indagine
L’approfondimento, articolato in otto domande con possibilità di scelta tra risposte predefinite e tre che prevedevano risposte aperte, ha coinvolto 435 genitori. «Il 49,2 per cento -ha commentato Alessandro Crisafulli, coordinatore del progetto- ha iscritto il figlio alle società sportive su sua richiesta, ma c’è un 3,5 per cento che lo ha fatto per cercare di dargli una grande prospettiva agonistica per il futuro e questo apre ad una criticità». Procedendo, il 71,8 per cento si aspetta che il proprio figlio con lo sport si diverta, il 27,3 per cento che tiri fuori grinta e determinazione e lo 0,9 per cento che si metta in luce e dimostri il suo valore, mentre all’allenatore il 58,7 per cento chiede che sappia insegnare regole ed educazione, il 39,7 per cento che insegni a praticare al meglio lo sport e l’1,6 per cento che crei atleti e squadre forti e vincenti. Il giorno della partita, il 77,6 per cento ha spiegato di essere sereno e di godersi l’appuntamento in ogni caso, al di là del risultato, mentre l’11,3 per cento spera che il figlio vinca e faccia grandi cose, il 9 per cento confida in una vittoria ed il 2,1 per cento preferisce rimanere a casa. Sempre il giorno della gara, nel tragitto tra l’abitazione ed il campo di gioco, il 56,9 per cento incita il figlio a non mollare mai, il 14,6 per cento parla di argomenti non inerenti all’aspetto agonistico, ma c’è anche un 5,6 per cento che spiega come poter migliorare la performance in campo o ricorda l’importanza di risultato e classifica. Il 22,9 per cento punta invece su altro. In caso di sconfitta, il 46,4 per cento cerca di tirare su il morale al ragazzo, mentre il 30,4 per cento prova a capire cosa sia andato storto. A fronte della disputa di una finale di un torneo, il 59,9 per cento predilige una vittoria, pur con il proprio figlio poco impiegato, mentre il 40,1 per cento ha ammesso di preferire una sconfitta, condita però da una sua tripletta. Infine, l’81,3 per cento ha indicato nella determinazione il valore cui educare i giovani con lo sport. «Questa è solo la prima tappa di un percorso» ha anticipato il sindaco Alberto Rossi. «I ragazzi si devono divertire e, da genitori, non dovranno riversare sui figli le loro aspettative non realizzate» ha chiosato l’assessore allo sport Paolo Cazzaniga.
Genitori e sport: tanti relatori approfondiscono il tema
La presentazione dei risultati dell’indagine ha introdotto un convegno, con argomento “Genitori e sport: facciamo squadra per mettere in fuorigioco la violenza”, che è stato moderato da Stefano Scacchi, giornalista e scrittore, ed ha registrato il saluto iniziale di Marco Riva, presidente del Coni Lombardia, ed i contributi di Aleksander Avakumovic, presidente della commissione cultura e sport del Coni Lombardia, Filippo Galli, ex difensore ed ex responsabile del settore giovanile del Milan, Alessandro Izzar, componente del comitato di presidenza del Csi Milano, don Samuele Marelli, coordinatore locale della pastorale giovanile, Sergio Pedrazzini, presidente del comitato regionale della Figc, Silvia Piccione, presidente di Anpe Lombardia, e Francesco Tomasello, già calciatore ed oggi formatore.
Genitori e sport: una mostra aiuta alla riflessione
In parallelo al convegno sul ruolo dei genitori nel mondo sportivo, la biblioteca civica “Ettore Pozzoli” ha ospitato anche l’apertura della mostra “La squadra degli undici genitori (anti)sportivi”, una raccolta di vignette pensate da Alessandro Crisafulli e realizzate da Matteo De Monte, che ha il merito di mettere alla berlina, per quanto possibile, comportamenti negativi, che sono familiari sui campi di gioco, anche quando i protagonisti degli impegni agonistici sono i bambini, e che troppo spesso vengono sottovalutati e passano sotto silenzio. L’abilità di De Monte, reggiano di nascita, che ha frequentato la scuola internazionale di Comics, ha consentito così di illustrare situazioni in cui i genitori cercano di sostituirsi agli allenatori, vestono i panni degli ultras o dei giornalisti, provano ad imporre la loro competenza di ex calciatori, si sostituiscono agli arbitri oppure prendono in mano il cronometro, per verificare l’ammontare dello spazio sul terreno di gioco concesso al figlio, ritenendolo penalizzato rispetto ai compagni. La rassegna, il cui contenuto è stato tradotto in un video, che ha il merito di aumentare l’impatto del suo significato, potrà essere visitata fino a sabato 11 novembre, negli orari di apertura della biblioteca.