All’istituto Bassi di Seregno, martedì 22 marzo, si è concluso il ciclo di tre incontri del progetto “I magistrati nella scuola” promosso dall’Associazione nazionale magistrati, per gli studenti della classi quarte e quinte. A coordinare gli incontri c’era il procuratore della Procura di Monza, Manuela Massenz.
“La prevenzione” è stato il tema affrontato nel primo incontro sia dal punto di vista della possibile vittima che del possibile autore del reato. In una prima parte, attraverso alcune slide formative, sono stati trattati i temi del sexting e del revenge porn, nonché della violenza sessuale.
Nella seconda parte sono state affrontate le segnalazioni relative a possibili abusi o maltrattamenti ai danni di minori grazie alla presenza della commissaria Monica Moretti che se ne occupa professionalmente.
Il secondo incontro aveva per argomento “L’intervento dell’autorità: le indagini”, attraverso il racconto di componenti delle forze dell’ordine sono state fatte conoscere alcune tecniche di indagini e riferimento a specifici reati. L’ ispettore Cecilia Cipriano della Polizia di Stato e il sovrintendente Luca Agus, della Polizia Locale di Milano in prestito alla Procura di Monza, hanno esposto i più frequenti casi di truffe commesse a mezzo del web e i rischi di coinvolgimento personale, mentre il maresciallo dei Carabinieri Michele Fortini ha trattato delle tecniche di indagini come: rilievi tecnico-scientifici, banche dati in uso alle forze dell’ordine, acquisizioni di immagini e altro.
“Le conseguenze del reato: il carcere e la funzione della pena” è stato l’incontro che ha maggiormente affascinato gli studenti per la presenza in aula magna di due detenuti della casa circondariale di Monza che attualmente, in base all’articolo 21, vivono in libertà all’interno del carcere e che per buona condotta ogni mattina si recano al lavoro, il primo in qualità di barman e il secondo come giardiniere. I due detenuti erano accompagnati dall’educatrice dottoressa Lucia Scarpa e dal sovrintendente di Polizia Penitenziaria, Michela Langella. Gli studenti dalle voci dei detenuti hanno appreso le vicende che hanno determinato la detenzione, la vita all’interno del carcere, le prospettive di reinserimento sociale.
Il detenuto di 28 anni ha detto di dover scontare dieci anni a causa di una estorsione commessa quando era minorenne e successivamente per rapina. Ha un figlio di 5 anni, che ha iniziato a conoscere e apprezzare da poco per merito delle educatrici del carcere che gli hanno fatto capire il valore di essere genitore.
L’altro detenuto, di 36 anni, straniero dell’est Europa, sta scontando una pena di cinque anni per furto aggravato. Ha una compagna e un cane che ama moltissimo. All’interno di questo incontro il procuratore Massenz ha chiesto agli studenti di scrivere su dei foglietti, come nei precedenti incontri, moltissime domande a cui ha risposto unitamente ai vari ospiti presenti. Nella teoria di domande le più chiedevano: “Non vi manca la vostra famiglia e non pensate mai ai vostri cari?”, “Com’è la vita dentro il carcere?” oppure “Di che cosa parlate tra voi?”.