«Ho sempre creduto nell’assoluzione, perché ero e sono consapevole di aver lavorato al meglio e con onestà a vantaggio della città, in questa vicenda come in tutte le altre che ho affrontato da sindaco o assessore. Nel corso del dibattimento, poi, mi sono reso conto che i pronunciamenti di lunedì 11 dicembre fossero i soli possibili, considerata l’inconsistenza dei rilievi che mi erano stati mossi». Edoardo Mazza, 46 anni, avvocato, sindaco di Seregno tra il 2015 ed il 2017, a capo di una coalizione di centrodestra, inquadra in questo modo la sua felicità, ma anche il suo sollievo, dopo la conclusione del processo scaturito dall’inchiesta “Seregnopoli”, originata da una pratica urbanistica che ha portato alla realizzazione di un supermercato sull’area dell’ex Dell’Orto Autopullman in via Valassina.
“Seregnopoli”: prezioso il supporto della popolazione
«La convinzione che ho esplicitato -prosegue- non toglie che per la mia famiglia e per me siano stati 6 anni di sofferenza. Sono comunque riuscito ad andare oltre questa situazione. Il processo è stato una parte della mia vita, ma non la mia vita: sono soddisfatto di aver saputo sviluppare la mia attività professionale e di aver recuperato quei rapporti personali che, dedicandomi totalmente alla politica, forzatamente avevo un po’ trascurato». Il conforto della popolazione, in questa fase, ha costituito un aiuto: «Fin da subito in tanti mi hanno manifestato solidarietà. Non era scontato, ricordando che ero stato dipinto come un mostro e che, quando mi sono stati notificati gli arresti domiciliari, c’erano gli elicotteri cinque metri sopra il tetto di casa mia ed il centro era pieno di uomini delle forze dell’ordine, armati fino ai denti. Per me il sostegno accordatomi ha costituito una vittoria».
“Seregnopoli”: porta aperta al ritorno in politica
Resta l’amarezza per un percorso politico troncato troppo presto: «Dispiace per la città, che è stata dipinta negativamente, senza che vi fosse un fondamento per farlo. Io da amministratore ho sempre operato con impegno perché la sua immagine risaltasse invece positivamente ed i riconoscimenti internazionali ricevuti lo attestano. E dispiace anche per i funzionari, coinvolti solo per aver fatto il loro lavoro in questo triste equivoco, nato da un’intercettazione telefonica, sulla quale si è costruito un teorema, andando a ritroso per cercare di avvalorarlo. Qualche legame che avevo nel mondo politico l’ho interrotto, qualche altro l’ho conservato. Ora sono felice di avere più tempo da dedicare alla mia famiglia ed ai miei amici. Se penso ad un rientro? Adesso no. In futuro vedremo». La chiosa, inevitabilmente, rimanda ai ringraziamenti: «Sono riconoscente a mia moglie Roberta ed a mia figlia Beatrice. La bambina oggi ha 10 anni: dopo la sentenza, le abbiamo parlato per la prima volta dell’accaduto, perché era giusto che ne fosse a conoscenza. Grazie anche ai miei genitori Paola e Vittorio, che ho visto soffrire per me e per i quali ho sofferto, vedendo questa loro sofferenza, ed a mia sorella Chiara. E grazie infine ai miei legali, che mi hanno garantito conforto umano, ed ai miei amici di sempre, da cui mi ero allontanato facendo politica e che dopo ho ritrovato».
“Seregnopoli”: la soddisfazione dei legali Bertacco e De Benedetti
«C’è piena soddisfazione da parte nostra per il proscioglimento da tutte le accuse mosse ad Edoardo Mazza, al termine di un’inchiesta durata sei o sette anni, che ha avuto risalto sulla stampa locale, nazionale ed internazionale». Lorenzo Bertacco, uno dei difensori dell’ex sindaco, commenta così le decisioni ufficializzate dal tribunale di Monza. «Il processo -prosegue- ha consentito di accertare quello che era già emerso dalle indagini e cioè che Mazza non ha mai violato la legge e le normative amministrative, che non ci sono state utilità che gli siano state promesse o che abbia ricevuto come amministratore pubblico e che non ha mai avuto legami con la ’ndrangheta». Sulla stessa falsariga il suo collega Antonino De Benedetti: «Siamo felici per l’assoluzione di Mazza con formula piena dall’accusa di abuso d’ufficio, mentre rimane da verificare la prescrizione per l’imputazione di voto di scambio elettorale. Esamineremo le motivazioni, anche se mi sembra che l’ipotesi della procura non sia stata confermata e che ci si sia limitati a prendere atto che la contestazione fosse prescritta. I voti che Lugarà avrebbe portato a Mazza, comunque, non sono più di una manciata». Su questo aspetto, Bertacco ha aggiunto che «gli elementi per giudicare erano a disposizione della procura fin da subito e ciò dà la cifra della vicenda. Nulla è stato riscontrato e, lo sottolineo, questa fattispecie di reato, a prescindere, non avrebbe dovuto comportare l’arresto».