«Ripeto concetti che, in questi mesi, sono già stati espressi più volte. Non siamo di fronte ad una carenza organizzativa del Comune di Seregno, perché ciò che accade qui sta accadendo ovunque. Siamo di fronte ad una carenza educativa della società nel suo complesso».
Maurizio Zorzetto, comandante del corpo della polizia locale, commenta così quanto si è verificato nel centro storico ancora sabato scorso.
«Avevamo messo in conto – prosegue – che, con lo spostamento del coprifuoco alle 23 e con il prolungamento dell’esercizio dei bar, i problemi si sarebbero ampliati anche alla fascia serale, tanto più che i ragazzi in circolazione stanno solo progressivamente tornando alla loro normalità di vita, in un contesto che, ancora, non offre tutte le opportunità aggregative che erano abituali prima dell’emergenza sanitaria. Purtroppo, però, mentre il sabato pomeriggio e la domenica pomeriggio riusciamo come Polizia locale a garantire la presenza anche di dodici o tredici uomini nella zona più critica, assicurando così un’attività di prevenzione, prima ancora che un’attività di repressione, il sabato sera non ci è possibile, come non è possibile ai carabinieri. È già tanto se, accanto ad una o due pattuglie nostre, ve ne sia una dell’Arma a disposizione: così, si riesce a garantire unicamente la repressione. Questo perché, ad oggi, abbiamo come Polizia locale un organico di trentatré unità con gli ufficiali, ma con due uomini prossimi al pensionamento, che stanno già esaurendo le ferie arretrate, ed altri che non possono essere impiegati per il servizio all’esterno. Chiarito questo aspetto, è palese che non vogliamo trascorrere i prossimi mesi in balia degli eventi e che occorra fare qualcosa per avere un maggiore presidio. Stiamo perciò lavorando sugli straordinari e su altri filoni, nella speranza di ottenere qualche risultato».
Educatori di strada o carabinieri in congedo, da questo punto di vista, non sono ritenuti una soluzione efficace: «Gli educatori di strada, a parer mio, possono essere utili laddove vi sia un luogo, come un parco, che faccia da punto di riferimento per i giovani e dove gli adulti li possano quindi incontrare ed entrare in dialogo con loro. Qui però i gruppi scorrazzano per l’intero centro storico. Per i carabinieri in congedo, invece, vale lo stesso discorso fatto in febbraio, dopo la rissa in piazza Vittorio Veneto, per la Protezione civile: il loro apporto può limitarsi al massimo a quello di occhio vigile, che avverta chi di dovere di fronte ad una necessità. Ma le funzioni di pubblica sicurezza non sono delegabili ed anche noi, come Polizia locale, in quest’ottica abbiamo solo funzioni ausiliarie».
Fondamentale, pertanto, appare ancora di più il ruolo dei genitori: «Come forze dell’ordine, ritengo che stiamo facendo il possibile e che i riscontri siano più che positivi. Anche quel che è accaduto due settimane fa in piazza Italia lo dimostra, perché il nostro intervento è stato tempestivo e, se non ha prevenuto il tentativo di aggressione, ha evitato che il tutto degenerasse in rissa. Detto questo, da genitore, mi sento di richiamare i genitori ad un più efficace controllo dei loro figli. Anche i miei ragazzi, che sono adolescenti, escono con gli amici quando ne hanno l’opportunità, ma al rientro trovano i genitori a controllarli. Una madre o un padre dovrebbero capire subito se il proprio ragazzo torna ubriaco o alterato da sostanze stupefacenti ed agire di conseguenza. Invece, i genitori dei giovani che abbiamo fermato con l’hascisc sabato pomeriggio sono cascati dalle nuvole e quelli dei ragazzi che sono stati fermati per i fatti di sabato sera erano convinti che i loro figli fossero a Desio a passeggiare e non a Seregno a far danni. Lo Stato, ai suoi diversi livelli, deve compiere il proprio dovere fino in fondo, ma le famiglie devono tornare ad esercitare come in passato le loro funzioni di controllo, che non possono essere delegate alle forze dell’ordine ed alle istituzioni. Far finta di nulla in casa non è una soluzione al problema».