Un tonfo. Per la prima volta da decenni Seregno registra un regresso nell’andamento demografico. Il 2018 passerà alla storia come l’anno dell’involuzione, dell’inversione di tendenza rispetto alla progressiva crescita, talvolta molto accelerata, altre volte più lenta ma sempre presente, registrata nel tempo.
Quasi mai un anno con una decrescita così importante (-146 unità). I residenti sono diventati 44.985, contro i 45.131 dell’anno precedente che era stato salutato con un brindisi per aver portato la città finalmente a superare l’agognata quota 45mila.
Neppure il tempo di esultare che subito ha fatto seguito un contraccolpo. La negatività del saldo totale di 146, è dovuta dalla differenza tra i maggiori decessi (486) che hanno superato la quota delle poche nascite (374), sommata alla differenza tra il numero di immigrati (1.509) rispetto agli emigrati (1.543).
Solo nel 1980, il saldo migratorio (-209) ha supera quello attuale. Sull’immigrazione in diminuzione stanno incidendo due fattori: il primo è il costo ancora troppo elevato al metro quadro degli appartamenti da acquistare che induce molte persone, soprattutto del ceto medio, ad accasarsi nelle cittadine limitrofe, anche se poi convergono in città per fruire dei maggiori servizi che offre. E tutto questo, nonostante, Seregno sia piena di cantieri e con almeno un paio di migliaia di appartamenti sfitti da vendere.
Il secondo la mancanza di industrie di una certa importanza e l’assenza pressoché totale di spazi per piccole medie imprese o artigiani che porta le famiglie o gli addetti a trasferirsi per comodità nei luoghi di lavoro.
E poi ci sono sempre meno bambini. Fa impressione il calo delle nascite, inarrestabile dal 2008 (443) contro gli attuali 374, un fenomeno che si deve principalmente a fattori strutturali.
In città ci sono 19.846 famiglie, di cui con figli 8.426 di queste ben 4.763 hanno un solo figlio. Sta incidendo molto anche l’invecchiamento della popolazione, a Seregno dai 65 anni in poi sono 10.242 unità, pari al 22,76 per cento.