Il dramma delle foibe e degli italiani giuliano-dalmati è stato ricordato a Seregno, giovedì 10 febbraio, in forma semplice ma egualmente solenne. Al parco “fratelli Longoni” di via Reggio si sono ritrovati, di fronte alla stele in memoria di Norma Cossetto, i massimi esponenti delle Forze dell’Ordine locali, le associazioni d’arma, la Protezione Civile, il sindaco Alberto Rossi con gli assessore Federica Perelli (istruzione) e Laura Capelli (politiche sociali), diversi consiglieri comunali e Diego Formenti, vice presidente del comitato provinciale di Monza e Brianza dell’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, e semplici cittadini.
Dopo un momento di silenzio e la deposizione di una corona d’alloro alla stele di Norma Cosetto da parte del primo cittadino, Alberto Genovese di Cartanima ha letto un brano del libro “Magazzino 18” di Simone Cristicchi.
Nel prendere la parola il sindaco Rossi ha sottolineato come il brano letto ha ricordato l’undicesimo comandamento: non dimenticare.
“Dimenticare è spesso comodo e facile – ha detto – è facile perché la vita va avanti, le persone passano, il tempo ci allontana dai fatti. È comodo, perché dimenticare quanto è accaduto sovente ci consente di tenere acquietata la nostra coscienza, consente di evitare domande scomode e di cercare risposte che minerebbero le certezze. Parlare delle vicende delle persone menzionate nel brano è stato scomodo. È stato scelto deliberatamente la strada dell’obblio”.
Ha proseguito affermando che “occorre avere il coraggio di tornare a ricordare, occorre avere il coraggio di guardare la storia da tutte le angolazioni senza intenti apologetici a priori e senza scelta di cancellare”.
Ha rivolto un pensiero speciale alla gente che in Venezia Giulia e Dalmazia ha visto sparire cari familiari, e alle vittime di Vergarolla, la prima strage dell’Italia repubblicana, la prima strage di una serie con i contorni ma chiariti.
Ha concluso la cerimonia l’intervento di Diego Formenti che ha subito ringraziato l’amministrazione seregnese per l’attenzione rivolta alla celebrazione della giornata del ricordo.
“Sono migliaia gli italiani sepolti nelle foibe che non intendevano in nessun modo sottomettersi al bieco ricatto e progetto criminale di Tito e dei suoi alleati. Morti perché volevano rimanere italiani”. In un altro passaggio ha aggiunto: “con tenacia ed intransigenza chiediamo che sia combattuta ogni forma di negazionismo ideologico che ancora oggi serpeggia nella società nonostante la storia abbia già da tempo inchiodato tali riduzionisti e giustificazionisti alla verità, dalla quale non si potranno mai sottrarre”.