Seregno, dalla locale di ndrangheta ai guai svizzeri: ma il seghetto è un’arma oppure no?

Attesa la sentenza della Corte di Bellinzona per un caso di armi. Da risolvere la questione se debba essere considerata un’arma una sega che secondo la difesa sarebbe stata acquistata su un sito di attrezzi per il campeggio
Guai giudiziari a Bellinzona per un italiano accostato in passato alla locale di ndrangheta di Seregno e Giussano
Guai giudiziari a Bellinzona per un italiano accostato in passato alla locale di ndrangheta di Seregno e Giussano

Guai giudiziari in Svizzera per un italiano di 63 anni che risulta domiciliato nel Bernese la cui figura in passato era stata accostata all’attività della locale di Seregno e Giussano della ’ndrangheta. Un uomo che, secondo quanto riferisce Ticinonews, aveva già subito una condanna per questo e che ora deve essere giudicato dal Tribunale penale federale, con pubblicazione della sentenza (che la difesa comunque dovrebbe impugnare) prevista per il 31 agosto.

Un caso particolare, quello di cui si sta occupando la corte con sede a Bellinzona: si tratta, infatti, tra le altre cose, di stabilire se debba essere considerata o meno un’arma un seghetto, sequestrato dall’accusa perchè ritenuto un’arma ma, in realtà, secondo l’imputato un attrezzo comprato su un sito specializzato in articoli da campeggio. Il caso è nato dal ritrovamento di diverse armi attribuite all’uomo, conosciuto in Italia come Cosimo lo Svizzero.

Della vicenda si era occupato il Tribunale federale che aveva accolto solo in parte un ricorso presentato, ritenendo che il seghetto non fosse un’arma. Nel processo in corso l’accusa ha chiesto la conferma della precedente condanna, la difesa una riduzione sostanziosa della pena.