I commercianti di via Garibaldi sono sul piede di guerra. E con un diavolo per capello sono in attesa di conoscere quale sarà la nuova amministrazione che andrà a governare la città, per manifestare la loro riprovazione, il disappunto, il rammarico e la contrarietà per quanto avvenuto nella giornata di lunedì, allorquando una pattuglia della Polizia Locale è passata di negozio in negozio, per controllare il possesso dell’autorizzazione dell’insegna a muro, che tutti hanno affisso. Insegne a muro di dimensioni ridotte che hanno come unico scopo quello di informare il passante di quale tipo di attività è presente nei locali.
La critica è stata talmente alta e accesa da generare strali nei confronti di alcuni uffici comunali e in coro unanime esprimere: “ con tutti i problemi e anche grossi e di portata maggiore di cui è vittima in questo momento la città ci si perde in queste piccolezze. Si guarda alla pagliuzza per sviare le manchevolezze e non alla trave. Seregno vive sul commercio che in questo momento soffre tremendamente e nulla si sta facendo per favorirlo, anzi, questi accertamenti sono un ulteriore bastone fra le ruote alle nostre attività”.
Ad accrescere la collera dei commercianti di via Garibaldi è stata la notizia che al negozio di “Libero Milano” di via Vincenzo da Seregno proprio giovedì mattina è stata recapitata la lettera che autorizzava le tre insegne esposte da più di due anni. Insegne sul muro del tutto eguali a quelle dei negozi di via Garibaldi. Perché due pesi e due misure? . Giannina Ramirez di Nadine: “in passato quando ho aperto l’attività avevo chiesto l’autorizzazione portando schemi e disegni all’ufficio comunale preposto, ma mi è stata negata la possibilità di applicarla. Il negozio doveva aprire e avevo la necessità di far capire al cliente chi ero e cosa vendevo”. “ In questa via sono un’istituzione quasi storica- ha detto Mariolino Giambiasi- l’insegna è appesa da anni e anni ed è addirittura sotto le misure tanto che non devo neppure pagare l’Ica (imposta comunale affissione) e vengono a chiedermi l’autorizzazione. Non se ne parla neppure”.
Alessandra Albani della Yndaco “ se non applico una targa sul muro le persone non sanno neppure cosa commercializzo. Per il commercio è indispensabile farsi conoscere. Quando sono subentrata nell’attività nessuno mi ha detto cosa dovevo fare e presentare. L’informazione è stato lo zero assoluto e adesso spuntano belli belli a chiedere le autorizzazioni”.
“ La mia piccola insegna è applicata da un sacco di tempo- ha riferito Claudia Ravasi di Pin up- è anacronistico chiedere ora l’autorizzazione. Senza fare del terrorismo da parte della Polizia Locale molto più semplicemente occorreva informare o sollecitare a presentare l’apposita domanda all’ufficio comunale competente”.
Alice Ceppi di Intimo Abbiati: “ tre anni fa per due volte ho presentato regolare domanda di applicare una piccola insegna sul muro. Ho portato i modelli per far scegliere all’ufficio comunale, ma ho sempre avuto il diniego. A seguito del diniego ho formulato una controrisposta all’ufficio comunale facendo presente che lo loro interpretazione valeva quanto la mia. Ma l’ufficio è rimasto sulle sue posizioni”.