Momenti di tensione hanno caratterizzato mercoledì 10 ottobre la conclusione del dibattito sulla variazione di bilancio proposta dall’amministrazione Rossi al consiglio comunale. Durante la fase delle dichiarazioni di voto, il consigliere del Partito democratico Davide Ripamonti ha apostrofato con il termine di «fascista» il capogruppo di Noi per Seregno Tiziano Mariani, che nel suo intervento aveva sottolineato come «Seregno in passato ha avuto grandi sindaci, che non prendevano 60mila euro all’anno. È facile gestire le cose con 60mila euro all’anno».
La frase ha scatenato come detto Ripamonti e la rissa verbale che ne è scaturita è stata la conseguenza. Mariani a quel punto ha chiesto al presidente Pietro Amati di interrompere la seduta e chiamare il 112, per fare dell’accaduto un caso nazionale, ricordando l’esperienza partigiana di suo padre e chiudendo con l’epiteto di «coglione» indirizzato al consigliere del Pd. Amati ha poi effettivamente sospeso i lavori e convocato i due litiganti ed i capigruppo nella saletta a fianco dell’aula consiliare per un chiarimento.
Al ritorno tra i banchi, Ripamonti si è scusato con Mariani, per «l’utilizzo del termine fascista, che non rispecchia la sua storia personale e familiare». Il capogruppo di Noi per Seregno ha quindi preso la parola, dicendosi «amareggiato», prima di proseguire affermando di accettare le scuse, anche «se il consigliere è un pubblico ufficiale e non si può lasciare sfuggire certe frasi, così pesanti e dure. I miei sono interventi politici, per far capire il degrado della vita politica». Il sindaco Alberto Rossi, dal canto suo, ha chiosato dicendosi «molto dispiaciuto per l’episodio, che spero possa essere per tutti un’occasione di crescita su come rapportarci in aula». Mariani ha infine abbandonato i lavori prima del termine della seduta.