Corruzione e turbativa d’asta nell’appalto delle vie d’acqua di Expo. Con queste accuse sono scattati nella giornata di martedì 14 ottobre gli arresti domiciliari nei confronti del seregnese Antonio Acerbo che nei giorni scorsi si era dimesso da sub-commissario Expo e da responsabile del Padiglione Italia. Il provvedimento è stato emesso dal giudice Fabio Antezza su richiesta dei pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio. Arresti domiciliari anche per l’imprenditore Domenico Maltauro e Andrea Castellotti, ex manager della Tagliabue e attuale “facility manager” del Padiglione Italia dove era arrivato con Acerbo.
I magistrati milanesi ritengono che il manager seregnese avrebbe assicurato l’esito del progetto delle “vie d’acqua” per ottenere come contropartita consulenze a favore del figlio, tra i soci di società di consulenze del settore informatico, a sua volta indagato per riciclaggio. I pm hanno infatti messo nel mirino due contratti dell’associazione temporanea di imprese (Ati) guidata dalla Maltauro e nella quale c’era anche la Tagliabue spa: uno da 36mila euro liquidato nel 2012 dall’imprenditore Maltauro per alcune riqualificazioni volute dalla giunta Moratti di proprietà del Comune di Milano in zona San Siro, e un secondo mai andato in porto, promesso dal titolare della Tagliabue.
Per Andrea Fiasconaro, portavoce del Movimento 5 Stelle Lombardia, «Expo continua a sprofondare negli scandali e nella melma della corruzione. Cosa intende fare il numero uno Giuseppe Sala? Come dobbiamo interpretare il suo assordante silenzio? Tutti gli italiani pagheranno un prezzo enorme per la corruzione, le tangenti e le speculazioni nelle quali la politica ha trascinato l’esposizione universale. Expo, che poteva essere un evento sostenibile e diffuso, sarà il più grande mausoleo mai edificato a celebrazione dell’illegalità italiana. La magistratura faccia il suo corso e nessuno si permetta di fare pressioni per fermare le indagini vista la prossimità dell’evento».