C’è coinvolta anche Vimercate in una operazione condotta dagli agenti della Divisione Anticrimine della Questura di Milano che hanno eseguito un sequestro antimafia disposto dal Tribunale di Milano, Sezione Misure di Prevenzione, su proposta del Questore di Milano, nei confronti di T.G., un cittadino serbo di 43 anni, già noto per reati contro il patrimonio, e specializzato nelle truffe “rip deal”, sofisticati raggiri capaci di fruttare ingenti profitti illeciti.
Tra i sequestri ai danni del 43enne figura anche un vasto terreno a Vimercate (oltre a un appartamento con annesso box a Parabiago (MI), due autovetture BMW di grossa cilindrata, oltre a conti corrente bancari i cui saldi sono in corso di quantificazione, per un valore complessivo di circa un milione di euro).
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori nel corso degli anni T.G. avrebbe fornito agli organi di polizia ben otto identità diverse realizzando truffe su tutto il territorio nazionale. L’espressione “rip deal” (“affare strappato”) è associata al fatto che i truffatori (tra i quali, appunto, secondo gli investigatori figurerebbe anche T.G.), spacciandosi per facoltosi uomini d’affari, sceicchi, nobili, diplomatici, oppure spesso attribuendosi titoli accademici, guadagnano la fiducia di ignare vittime, per lo più stranieri nordeuropei agganciati sul web e successivamente incontrati in lussuose location, come grandi alberghi o circoli privati, ove vengono loro prospettati vantaggiosi affari immobiliari o riguardanti opere d’arte.
Una volta guadagnata la loro fiducia scatta la truffa vera e propria: i malfattori propongono alle vittime un cambio di valuta a condizioni particolarmente favorevoli, facendo intendere che si tratta di “denaro sporco”. A questo punto viene realizzato lo scambio ma, a fronte del denaro autentico, nella valigetta che viene consegnata alle vittime è presente carta straccia coperta solo in superficie da banconote autentiche oppure banconote false.
Il 43enne il 21 marzo scorso, durante il lockdown per l’emergenza sanitaria da Covid-19, è stato fermato presso il valico di Gaggiolo dov’è trovato in possesso di 8200 euro in contanti, somma di cui non ha saputo giustificare il possesso.
Secondo quanto ricostruito T.G. avrebbe operato illecitamente sin dal 2002, quando a Milano, aveva raggirato un imprenditore friulano, fingendosi interessato ad acquistare un’immobile; dopo aver concordato un cambio di valuta presso un noto albergo del capoluogo, un complice aveva strappato alla vittima una valigetta contenente 45.000 euro. Ancora, nel 2003, ad Albenga, con le stesse modalità si era impossessato di 50.000 euro strappati ad una donna, che li custodiva nella sua borsetta. Nel 2004 era stato coinvolto in una complessa operazione di Polizia Giudiziaria riguardante ben 11 “batterie” dedite alla realizzazione di truffe rip-deal che facevano capo ad una “cupola” milanese di cui T.G. faceva parte. Le vittime preferite dell’associazione a delinquere erano imprenditori prevalentemente stranieri (tedeschi, austriaci, francesi, svizzeri).
Ancora, nel 2014, era stato controllato nel centro di Milano a bordo di una Volvo S40 e trovato in possesso di numerose banconote fac-simile da 500 Euro. Nel 2016 era stato coinvolto nell’indagine “Vecchia Guardia” riguardante numerose truffe avvenute a Padova, Roma, Vimercate, Pordenone, Firenze, in danno di cittadini cinesi ed italiani.
Gli ultimi redditi dichiarati da T.G. e dai suoi familiari risalgono al 2005, poco più di 30.000 euro, nemmeno sufficienti a finanziare l’acquisto di un’Audi A8 avvenuto nel 2001, pagata circa 55.000 euro. Come evidenziato dagli accertamenti patrimoniali svolti dalla Divisione Anticrimine, nonostante questo magro quadro reddituale, il 43enne e i suoi familiari nel corso degli anni avrebbero mantenuto un elevato tenore di vita, riuscendo e a fare investimenti immobiliari, oggi oggetto dell’ablazione patrimoniale.
A seguito del sequestro, in applicazione del Codice Antimafia, spetterà al 43enne dimostrare che i beni siano stati acquisiti con risorse economiche lecite e dichiarate al fisco e, in caso contrario, il sequestro si tramuterà in confisca, cosicché i beni, acquisiti definitivamente nel patrimonio dello Stato, potranno essere reimpiegati per finalità sociali nell’interesse della collettività.