Sentenza Lombarda petroli, la procura ci ripensa e presenta ricorso

La procura della Repubblica di Monza ha deciso di presentare ricorso contro la sentenza di primo grado sulla Lombarda petroli, che ha assolto Giuseppe e Rinaldo Tagliabue per l’ecodisastro del Lambro. L’unico condannato dai giudici era stato l’ex custode degli impianti di Villasanta.
Sentenza Lombarda petroli, la procura ci ripensa e presenta ricorso

Contrordine da palazzo di giustizia per il processo Lombarda Petroli. La procura della Repubblica di Monza ha deciso di impugnare, a pochi giorni dalla scadenza del termine per il deposito dell’atto, la sentenza di primo grado che ha assolto i petrolieri Giuseppe e Rinaldo Tagliabue dall’accusa di aver provocato lo sversamento di tonnellate di idrocarburi nel Lambro dallo stabilimento di Villasanta, condannando a 5 anni il solo Giorgio Crespi, monzese, ex custode del deposito di stoccaggio di carburanti.

Un cambio di direzione, rispetto agli intenti iniziali, deciso dopo una “rilettura delle carte”, nonostante sul processo incomba lo spettro della prescrizione. Ad insistere sulla via del ricorso in Appello è stato lo stesso procuratore capo, Corrado Carnevali.

LEGGI il ricorso dell’unico condannato

I dubbi sull’impugnazione riguardavano l’assoluzione dall’accusa di falso. Per i pm gli elementi per una condanna erano molto forti ma la prescrizione è molto vicina. Dai piani alti di palazzo, tuttavia, è arrivata la decisione di fare Appello anche per il reato di disastro doloso. Nell’atto della procura, si chiede la condanna, in subordine, anche per l’ipotesi colposa.

Nei confronti dei cugini Tagliabue e dell’ex direttore di stabilimento, Vincenzo Castagnoli, era stata chiesta, nel processo di primo grado, la condanna a 5 anni per disastro colposo, falso, e reati fiscali, sostenendo la tesi dello sversamento provocato di proposito per coprire degli ammanchi nella movimentazione del carburante che non erano stati registrati fiscalmente.

LEGGI le motivazioni della sentenza

I giudici brianzoli avevano condannato in contumacia invece solo l’ex custode dello stabile. Per lui pena a 5 anni e una sfilza di risarcimenti milionari. I suoi nuovi difensori, gli avvocati Pietro Russo e Silvio De Stefano, hanno inoltrato ricorso in Appello. Nelle motivazioni della sentenza monzese i giudici avevano posto in evidenza l’episodio della macchina che, la notte del sabotaggio, accese i fari verso la guardiola di Crespi. Secondo i giudici, i segnali «erano diretti al custode, affinché fosse tenuto informato dei tempi e dei movimenti dei sabotatori».