Le poche immagini d’epoca restituiscono una stazione che è un piccolo edificio neoclassico, il colonnato, il timpano, all’interno – negli scatti della demolizione – le volte della sala d’attesa. La prima stazione ferroviaria di Monza (collegata a Milano Porta-Nuova, insieme la seconda tratta a binari d’Italia dopo Napoli-Portici) risale al 1840.
Non la ricorda nessuno perché è stata demolita nel 1901 per fare posto ai binari verso Como e verso Lecco. A raccontarla, appunto, una manciata di fotografie, in una delle quali si vedono un gruppo di uomini e ragazzi accampati su un muretto che probabilmente divideva la piazza dai binari, un ufficiale a cavallo, un gruppo di donne con i gonnelloni e gli ombrelli per il sole che attraversano lo spiazzo. Tutto quello che resta si vede in quello scatto: la torre ottagonale dell’acqua per il vapore, residuo anomalo data la tendenza ottocentesca di Monza di cancellare il suo passato a pale e picconi.
Per qualche settimane quanto resta di quel pezzo di storia torna in parte visibile, allungando un po’ il collo dalle strade che circondano il cavalcavia della stazione: sono le fondamenta riemerse negli scavi realizzati da Rete ferroviaria italiana per la costruzione di una nuova palazzina. «È stata trovata una piccola parte della vecchia stazione e delle sue infrastrutture – conferma la Soprintendenza – così come un parte del sistema di fossato del castello visconteo», che trovva poco distante, dove ora si trova la Rinascente, prima la Frette e prima ancora una villa patrizia nello stesso sedime dell’antico centro di potere, così come ricostruito anche per il Cittadino dall’archeologo monzese Stefano Pruneri.
«Purtroppo non sarà possibile valorizzarlo, di lasciare le parti a vista, i progetti non lo permettono – aggiunge la Soprintendenza – stiamo chiedendo a Rfi di segnalare la presenza in qualche forma».
A parte le tracce del fossato del castello, di cui è stata ricostruita negli anni la storia, così come la sua demolizione, sono state descritte le tracce rimaste, incluse le mura nelle cantine dell’attuale Rinascente, è la prima volta che si trovano tracce della storica stazione ferroviaria monzese, costruita nel 1840. Era stata progettata in forme neoclassiche da Giulio Sarti, erano gli albori del sistema ferroviario italiano. Si trovava subito sotto l’attuale cavalcavia ed era un piccolo edificio con un colonnato all’ingresso, parallelo – ma più a nord e spostato verso est – dell’attuale stazione. Anche se demolito nel 1901, era già diventato obsoleto alla fine degli anni Settanta dell’Ottocento, quando è stato prima appaltato (1879) e poi realizzato (inaugurazione nel 1884) il nuovo corpo di fabbrica, poi rimaneggiato, ancora oggi esistente, che d’altra parte contiene la saletta reale con l’affresco di Mosè Bianchi, “Il Genio dei Savoia”.
Gli ultimi lavori in zona risalivano al 2017: riguardavano la ristrutturazione di una palazzina di tre piani edificata al termine della piattaforma che accompagna gli utenti al secondo e al terzo binario. All’epoca gli addetti alla circolazione dei treni di stanza in via Arosio aspettavano con impazienza altri interventi: quelli che, «nell’arco di un paio d’anni» avevano riferito, avrebbero dovuto portare «alla realizzazione di un nuovo edificio, proprio accanto alla palazzina» in fase di ristrutturazione: avrebbe dovuto accogliere gli uffici dove lavorano gli addetti alla circolazione dei treni, che ora hanno sede lungo la banchina del primo binario. La posizione indicata all’epoca sembra proprio quella dell’attuale cantiere e anche le tempistiche sembrano combaciare. «Non solo la sala dove si controlla il passaggio dei convogli, ma anche la sala relè, dove sono posizionati i fusibili e le apparecchiature di controllo – avevano aggiunto nell’ottobre di ormai quattro anni fa – avrebbero bisogno di una significativa svecchiata».