Difficile dire se i dipendenti della Provincia siano più preoccupati per il loro futuro o amareggiati per il trattamento che il Governo ha riservato loro. Fatto sta che negli uffici di via Montevecchia, così come nelle sedi degli altri enti italiani, l’atmosfera è sempre più cupa. Entro il 31 marzo i presidenti dovranno comunicare a Roma il numero degli esuberi, ma in pochi si sono mossi per mettere nero su bianco i criteri da seguire nel compilare la lista. L’esecutivo Renzi ha imposto un taglio del 50% netto del personale in servizio nel 2014 e, nonostante le proteste degli amministratori provinciali e i presidi dei lavoratori, non sembra disposto a concedere sconti.
Molti presidenti stanno rinviando la dolorosa operazione in attesa di capire quale sarà l’assetto dei futuri enti di area vasta che uscirà dalla riforma del Titolo V della Costituzione. I sindacati, però, incalzano: «È vero – afferma Pippo Leone della Funzione pubblica della Cisl – che non c’è chiarezza, ma il 31 marzo si avvicina. I politici confidano in una proroga, ma questo Governo più volte ha preso decisioni da un giorno all’altro: siamo convinti che sia meglio arrivare con un piano che in seguito potrà essere modificato piuttosto che presentarsi a mani vuote». I criteri da seguire nell’individuare gli esuberi, prosegue il sindacalista, devono essere stilati subito: «Noi – precisa Leone – abbiamo chiesto di partecipare a questa fase. C’è un tavolo tecnico che, però, non si è mai riunito». Il tavolo, precisano altri, dovrebbe anche verificare quanti addetti potrebbero essere accompagnati verso il pensionamento.
In via Grossi, come altrove, i politici dovranno decidere come e quanto ridimensionare i settori e quali servizi mantenere inalterati. Gli esuberi, ha promesso in dicembre il Governo, saranno assorbiti dai comuni, dalle regioni, dalle aziende pubbliche, dai tribunali, dagli ospedali. Sarà, però, difficile che i ventimila dipendenti che rischiano di perdere il lavoro vengano ricollocati nel giro di qualche mese: il Pirellone, ad esempio, ha già fatto sapere che non potrà aumentare i propri organici dato che Roma non ha messo a disposizione alcuna risorsa. Alcuni ministeri, oltretutto, sembrano far di tutto per rinfocolare le polemiche e complicare una situazione già ingarbugliata: proprio nei giorni scorsi sono stati banditi alcuni concorsi che dovrebbero coprire posti negli uffici giudiziari che secondo parecchi esperti dovrebbero spettare ai lavoratori delle province. Ecco allora che, temono in molti, rischia di diventare concreto lo spettro del licenzamento per migliaia di impiegati al termine dei due anni di mobilità. Nessuno in via Grossi vuole fare calcoli che però, salvo deroghe, sono semplici: a dicembre 2014 i dipendenti erano 280 e difficilmente a Roma concederanno qualcosa pur sapendo che la pianta organica originale prevedeva 440 persone.