Prova di forza del Pd in Provincia, passa il nuovo statuto

Il Pd fa quadrato contro i 600 emendamenti delle opposizioni in Provincia, dopo nove ore di discussione il nuovo statuto passa con poche modifiche e l’astensione delle minoranze. La Lega nord critica: spariscono i riferimenti a Celti e Longobardi.
Prova di forza del Pd in Provincia, passa il nuovo statuto

Il clima natalizio non ha favorito alcun accordo politico. Così in chiusura d’anno i consiglieri provinciali sono tornati in via Grossi per l’approvazione dello Statuto su cui pochi giorni prima la minoranza ha rovesciato oltre 600 emendamenti. Il centrosinistra è riuscito a votare il testo, adeguato alla riforma Delrio, dopo un battaglia verbale lunga nove ore. Il Pd e i suoi alleati hanno respinto tutto quel che potevano, hanno accolto pochissime proposte della minoranza e, infine, hanno incassato non il voto contrario ma una più blanda astensione. Sul no, infatti, il Carroccio avrebbe rischiato di rimanere isolato: «Abbiamo preferito – ammette Andrea Monti – tenere una posizione comune».

La versione aggiornata dello Statuto, dopo la ratifica scontata dell’assemblea dei sindaci, potrebbe essere modificata nuovamente tra qualche mese. La stesura definitiva, infatti, sarà elaborata solo dopo che la Regione avrà deciso quali funzioni riassorbire e quali lasciare alle province. Quella attuale, secondo il presidente Gigi Ponti, è una bozza provvisoria che consentirà all’ente di lavorare. Le sue parole, però, non hanno convinto l’opposizione che ha puntato il dito sia contro quello che considera un accentramento eccessivo dei poteri nelle mani del presidente sia contro il metodo seguito: nella fase di redazione, hanno accusato i rappresentanti dei tre gruppi di minoranza, la maggioranza non li ha coinvolti e si è presentata con un testo preconfezionato azzerando ogni possibilità di dibattito. Come risposta si è vista recapitare 600 emendamenti dall’intento dichiaratamente ostruzionistico che, in gran parte, proponevano limature lessicali dell’articolato.

«Qualcuno – ha commentato il capogruppo di maggioranza Domenico Guerriero – non ha capito il senso dell’ente di secondo livello: la provincia, per come è pensata dalla Delrio, è un ente leggero ed efficiente che deve lavorare insieme ai comuni, non perdersi in discussioni. Lo Statuto serve ad attuare queste novità: non meritava di essere maltrattato così da chi rimpiange un assetto istituzionale che non c’è più».

«La Lega – gli ha fatto eco il segretario brianzolo del Pd Pietro Virtuani – voleva impedire che la nuova provincia diventasse operativa perché gioca allo sfascio sulla pelle dei comuni e dei cittadini. Non era chiaro cosa volessero ottenere con l’ostruzionismo sull’approvazione dello Statuto; forse è il solo modo che ha per testimoniare la propria esistenza».

«Il Partito democratico – ha replicato Monti – ha rifiutato ogni confronto. Noi abbiamo proposto di votare gli adeguamenti alla legge e rinviare le modifiche sui principi a gennaio: se avesse accettato avremmo ritirato gli emendamenti ostruzionistici. Si vede che a qualcuno non interessa coinvolgere la minoranza».

Le sedute del consiglio provinciale saranno trasmesse via web. È l’unica concessione concreta fatta dal centrosinistra alla minoranza durante il lungo dibattito per l’approvazione della nuova versione dello Statuto. I tempi per rendere visibili a tutti le riunioni potrebbero essere brevi: «Le telecamere e il segnale video ci sono – afferma il padano Andrea Monti – ora è sufficiente un investimento di poche centinaia di euro». Niente da fare, invece, per le altre richieste dell’opposizione a partire dal ripristino del riferimento all’apporto culturale che Celti, Romani e Longobardi hanno dato alla Brianza, cassato dalla maggioranza.

«Il Pd – commenta il leghista – ha ironizzato, ma dietro a quella cancellazione c’è un disegno preciso: l’ingresso nella città metropolitana da sempre sognato dai sindaci del vimercatese e già deliberato da Limbiate».

Non a caso dallo Statuto sarebbero spariti solo gli accenni «alla identità del nostro territorio».

Nel nuovo articolato spunta, invece, un richiamo alla promozione della cultura della legalità e alla lotta alle mafie: «È ovvio – aggiunge Monti – che siamo d’accordo, ma nemmeno su quel tema siamo stati coinvolti». Tutto il resto, secondo il centrosinistra è un puro adeguamento alla riforma Delrio che ha modificato profondamente l’assetto e il funzionamento delle province: anche su questo, però, il Carroccio è critico. «Secondo la maggioranza – conclude Monti – lo statuto è più snello: in realtà le 5.205 parole del vecchio testo sono salite a 5.508».