In aula la pubblica accusa ha parlato di «mentalità mafiosa», scatenando la reazione indignata delle difese. Il riferimento lo ha fatto il pm Carlo Cinque, nel corso dell’udienza celebrata a Monza, relativamente ai ragazzi della cosiddetta “compagnia del centro”, arrestati ad aprile dalla Squadra Mobile. I ragazzi erano soliti trovarsi nelle vie Longhi e Pennati, in piazza San Paolo, sui gradini di piazza Trento e Trieste, o alla passerella del Lambro, all’altezza del Ponte dei Leoni.
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Nei confronti dei sette giovani, imputati a vario titolo di reati che vanno dalla rapina aggravata al tentato omicidio, la procura ha chiesto condanne da un minimo di quattro anni a un massimo di sedici. La sentenza del gup Pierangela Renda è attesa per martedì 22 ottobre. Secondo quanto emerso, durante la requisitoria, il pubblico ministero avrebbe fatto un cenno alla «mentalità mafiosa» che contraddistingue certi atteggiamenti criminali, riferendosi al dato storico che certe organizzazioni malavitose hanno avuto origine da piccole bande di strada.
Gli avvocati difensori, sempre stando a quanto riferito (trattandosi di udienza gup e quindi non pubblica), hanno replicando duramente, giudicando eccessivo il riferimento del pm. Gli imputati hanno tra i 18 e i 24 anni, e sono quasi tutti di Monza. Ma il gruppo era piuttosto numeroso, e le indagini della polizia hanno riguardato anche altri ragazzi, compresi alcuni minorenni, arrivando a compiere arresti anche dopo il primo blitz di aprile scorso.
La banda si ispirava alle gesta dei personaggi del videogioco Grand Theft Auto (Gta), che propone il copione tipico dei film sui gangster metropolitani. Ma, stando alle conversazioni intercettate («Io non sono tipo da XBox, io le voglio fare veramente»), a quelli “del centro” la realtà virtuale non bastava. Dieci le rapine contestate, tutte per bottini di scarso valore (telefonini o portafogli di marca), ai danni di altri ragazzi giovani (e in un caso contro un senzatetto) e accompagnate da violenti pestaggi o gravi minacce («Se denunci vengo sotto casa tua e ti ammazzo»).
La contestazione più grave riguarda il tentato omicidio ai danni di un ragazzo filippino. Episodio risalente allo scorso gennaio, di cui sono accusati quattro ragazzi monzesi. In quel caso, la vittima era stata provocata mentre mangiava tranquillamente in un locale in corso Milano, e poi pestata selvaggiamente (in quel frangente è spuntato anche un coltello e una catena) prima in strada, poi nel sottopassaggio collega i due lati del corso, tanto da finire all’ospedale con le ossa della faccia e del cranio rotte. In quel frangente, le conseguenze peggiori erano state evitate grazie all’intervento del ristoratore e di un cliente. La scena, molto brutale, era stata ripresa da alcune telecamere installate in zona. Successivamente agli arresti, a due di loro sono stati concessi gli arresti domiciliari.