Presunta frode su aiuti Covid per 330mila euro: monzese sconosciuto al Fisco, giussanese condannato per mafia

Quindici a Monza e in Brianza gli indebiti percettori di incentivi destinati a imprese danneggiate dal Covid individuati dalla Guardia di Finanza

C’è il legale rappresentante di una società di costruzioni monzese “sconosciuto al Fisco, il titolare di una ditta di lavori edili di Giussano condannato per associazione di tipo mafioso e il legale rappresentante di una attività commerciale, sempre a Giussano, con nella famiglia di un socio di maggioranza della impresa un condannato, a sua volta, per mafia e per questo agli arresti domiciliari. Si tratta di alcuni dei quindici “indebiti percettori” di incentivi destinati a imprese danneggiate dal Covid individuati dalla Guardia di Finanza di Monza e Brianza in tutta la provincia. Otto le denunce. Le Fiamme Gialle (Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Monza, del Gruppo di Monza e della Compagnia di Seregno) guidate dal colonnello Maurizio Querqui hanno ricostruito una presunta frode per oltre 330mila euro. I “furbetti” avrebbero ottenuto senza averne diritto contributi a fondo perduto (previsti dai decreti Rilancio, Ristori, Sostegni e Sostegni bis) erogati dall’Agenzia delle Entrate a soggetti economici con cali di fatturato, ovvero beneficiato di finanziamenti bancari assististi da garanzia (contemplati dal Decreto Liquidità).

Gli “alert” hanno guidato i controlli delle Fiamme gialle brianzole, otto denunciati

Le indagini si sono concentrate attorno a soggetti “sospetti” per gli alti profili di rischio in base a specifici alert inerenti la modalità di presentazione delle istante, inadempienze dichiarative fiscali e altri elementi di natura oggettiva connessi ai requisiti di accesso “sintomatici di possibili illiceità o distrazioni delle risorse conseguite” specificano i finanzieri brianzoli. Sei degli otto soggetti denunciati sarebbero responsabili di truffa aggravata e indebita percezione del contributo a fondo perduto per 254mila euro: le istanze per ottenere il beneficio, secondo quanto ricostruito dagli investigatori economici, sarebbero state presentate “in difetto dei presupposti dei limiti di ricavi o compensi“, in due casi anche con “emissione di fatture false per circa 590mila euro“, e di “ulteriori requisiti previsti dai decreti Rilancio, Ristori, Sostegni e Sostegni bis, compresa l’autocertificazione di assenza di cause ostative ai sensi del Codice antimafia“.

Il giussanese condannato per associazione mafiosa

Tra questi, il titolare di una ditta di lavori edili giussanese che avrebbe indebitamente percepito 4 mila euro “in quanto condannato con sentenza penale irrevocabile emessa dall’Autorità Giudiziaria per associazione di tipo mafioso“, il firmatario dell’istanza di contributo a fondo perduto per 10.000 euro presentata da una immobiliare di Cesano Maderno, i titolari di due ditte individuali brianzole beneficiarie di circa 40.000 euro deferiti anche per emissione di fatture false, il legale rappresentante di una società di costruzioni monzese percettrice di oltre 15mila euro e “risultata sconosciuto al Fisco non avendo ottemperato agli obblighi dichiarativi per gli anni 2019 e 2020“, l’amministratore di una società
sportiva di Vimercate
indebitamente beneficiaria di circa 6.000 euro.

Gli altri percettori sono stati invece sanzionati solo amministrativamente in quanto le Fiamme gialle non avrebbero ravvisato profili di responsabilità penale perché non hanno superato la soglia di 3.999,96 euro prevista per configurare il reato di indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. Effettuata tuttavia una segnalazione all’Agenzia delle Entrate per il recupero dei contributi non spettanti. Due infine i soggetti deferiti all’Autorità giudiziaria per ipotesi di “indebito ottenimento ed utilizzo di finanziamenti bancari assistiti da garanzia” per 77.000 euro: le domande di ammissione all’agevolazione sarebbero state presentate con “autocertificazioni in difetto dei parametri di carattere reputazionale ovvero dimensionali“.

La ditta di Giussano con un familiare del socio di maggioranza ai domiciliari per mafia

Tra questi, il legale rappresentante di un’attività commerciale giussanese – “peraltro destinataria di un provvedimento interdittivo antimafia emesso dal Prefetto di Monza e della Brianza” specifica la Finanza – che avrebbe indebitamente percepito 70 mila euro, “per la presenza, nel nucleo familiare di un socio di maggioranza, di un condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso sottoposto alla misura della detenzione domiciliare“. E poi il titolare di una ditta individuale di Mezzago operante nel settore dell’amministrazione di condomini e della gestioni di immobili che avrebbe indebitamente ricevuto 7.000 euro indicando nella domanda ricavi superiori a quelli realmente contabilizzati “col fine di ottenere un maggior finanziamento spettante“. E ancora un libero professionista di Briosco, percettore di fondo di garanzia da 15.000 euro, segnalato alla Mediocredito Centrale S.p.A., “avendo in parte destinato le risorse beneficiate a finalità diverse da quelle previste“.