Imprenditori, prestanome e una «faccendiera» svizzera: ci sono anche residenti in Brianza (oltre che di Milano, Bergamo, Bologna, Brescia, Venezia e Parma) tra le ventitré persone iscritte a vario titolo nel registro degli indagati, dal 2017, dopo un’indagine della Guardia di Finanza di Busto Arsizio su una presunta maxi frode fiscale da 34 milioni di euro attraverso società «cartiere» con fatture per operazioni inesistenti, per ripulire denaro contante, che vedrebbe coinvolte diverse società della Lombardia e del Piemonte. Martedì 27 dicembre sono stati emessi gli ultimi avvisi di chiusura delle indagini preliminari da parte della Procura di Busto Arsizio.
Presunta maxi frode fiscale, il meccanismo svelato dalle Fiamme gialle
Un meccanismo non nuovo quello ricostruito dalle Fiamme gialle attraverso intercettazioni, pedinamenti e accurate verifiche fiscali: all’emissione delle fatture fittizie seguivano bonifici bancari da parte dei committenti fittizi ai quali veniva successivamente restituito il denaro contante al netto di una provvigione variabile, il compenso per il «servizio» reso.