Se ne occuperà la procura di Catania della presunta diffamazione dell’ex suocera Annamaria Bernardini De Pace nei confronti dell’ex genero, l’attore Raoul Bova che si sarebbe sentito offeso nella reputazione dopo un articolo-lettera pubblicato ad agosto dello scorso anno sul quotidiano milanese “Il Giornale” dal più famoso avvocato matrimonialista d’Italia.
L’articolo, dal titolo “Caro genero degenerato, vai e non tornare”, è una lunga lettera, parte di una serie sul tema dei conflitti familiari, nella quale l’avvocato Bernardini De Pace rivolge parole di fuoco ad un genero che ha tradito la moglie senza tuttavia fare alcun nome. Ma Raoul Bova, che dopo la fine della relazione con la moglie Chiara Giordano (figlia della Bernardini De Pace) ne ha intrecciata un’altra con l’attrice spagnola Rocio Munoz Morales e ha sempre sostenuto di non aver mai tradito l’ex consorte, si è evidentemente identificato in quel genero e ha querelato la ex suocera.
La quale si è presentata mercoledì mattina con il suo avvocato, Davide Steccanella, davanti al gip del tribunale di Monza, Pierangela Renda, che doveva decidere sull’eventuale rinvio a giudizio chiesto dal pm Walter Mapelli o sul proscioglimento. Nessuna traccia invece dell’attore.
Ma c’è stato un colpo di scena: il legale del direttore responsabile del Giornale, Alessandro Sallusti, a sua volta coinvolto per un presunto omesso controllo sull’articolo “incriminato”, ha presentato un’istanza chiedendo il trasferimento per competenza al tribunale di Catania, la città dove ad agosto del 2014 era avvenuta la stampa della prima copia del quotidiano contenente l’articolo oggetto della querela. Il gip ha accolto la richiesta.
Se Bernardini De Pace, all’uscita dell’aula, dice che quell’articolo lo riscriverebbe tale e quale: «Perché in quel genero si potrebbero identificare in tanti», il suo legale si augura che i magistrati siciliani archivino il caso: «In quell’articolo non ravvedo alcun reato di natura penale» dice.