Povertà sanitaria, i sindacati: «Chi ha un reddito basso spesso rinvia le terapie»

Inflazione che sale, potere d’acquisto che scende e a rimetterci sono sempre più le cure. La povertà sanitaria analizzata dai sindacati.
Medicina sanità
Medicina sanità Fabrizio Radaelli

Inflazione che sale, potere d’acquisto che scende e a rimetterci sono sempre più le cure per se stessi e per i familiari. Una situazione che anche le organizzazioni sindacali brianzole hanno ben presente.
«Temiamo che i numeri di chi non riesce più a curarsi siano sottostimati – segnala Walter Palvarini, segretario generale Cgil Monza Brianza – anche perché non tutti coloro che si rivolgono ai nostri sportelli ci raccontano la loro reale situazione».
Malgrado la giusta ritrosia di alcuni loro utenti, i sindacalisti brianzoli si confrontano ogni giorno con «persone che devono scegliere se curarsi oppure pagare l’affitto o fare la spesa».

Povertà sanitaria, i sindacati: chi non ce la fa

«C’è una vasta tipologia di persone che è costretta a fare queste scelte – sottolinea Massimo Coppia, segretario generale Uil Fpl Lario e Brianza – ci sono disoccupati, neo pensionati e pensionati di più vecchia data, ex percettori di reddito di cittadinanza, famiglie con più figli o persone fragili a carico e i cosiddetti lavoratori poveri. Penso ad esempio a coloro che lavorano part time non per scelta o a chi opera nel settore delle pulizie. Con un introito mensile di 600-700 euro diventa impossibile pagare un affitto, figuriamoci sottoporsi a una visita medica privata».
Secondo l’esponente della Uil, che sabato 20 aprile sarà a Roma per una grande manifestazione nazionale per il diritto alla salute insieme alla Cgil «l’impossibilità di curarsi e di fare prevenzione incide fortemente sul Pil italiano poiché fa aumentare il numero di ricoveri in ospedale».

Povertà sanitaria, i sindacati: il nodo odontoiatria

Le cure più penalizzate sono quelle odontoiatriche «perché sono quelle più costose e quelle meno presenti nel pubblico» rivela Palvarini, impegnato con il suo sindacato nella raccolta firme per la petizione sulla sanità promossa dal Comitato La Lombardia SiCura che ha indetto per sabato 6 aprile una manifestazione a Milano.
«La situazione, comunque, nella nostra regione non era delle più rosee nemmeno qualche anno fa – riprende il segretario Cgil – nel 2017 il 20% dei dipendenti dell’industria della area nord della Brianza da noi interpellati per una ricerca lamentava difficoltà in termini economici ad accedere alla sanità privata». Numeri tutt’altro che positivi sono in possesso della Cisl Monza Brianza Lecco che da circa un mese ha attivato nella propria sede di via Dante un Punto Salute, uno sportello che il sindacato ha previsto nei vari territori per dare informazioni e assistenza sul diritto alla salute.

Povertà sanitaria, i sindacati: i sacrifici

«I dati rivelano che il 34% delle famiglie italiane con un reddito annuo sotto i 15.000 euro si sono rivolte alla sanità privata – afferma Michela Guzzi, referente del locale coordinamento Welfare cislino – e per questo hanno dovuto sacrificare altre spese. Il 42% ha deciso, invece, di posticipare le cure perché troppo care. Queste percentuali sono applicabili anche sul nostro territorio».
In gravi difficoltà gli anziani. «Loro – riprende Guzzi – sono penalizzati due volte: per le spese da affrontare e per la difficoltà a prenotare digitalmente le varie prestazioni, anche quelle del servizio sanitario nazionale».
Numerose anche le persone straniere che rinunciano alle cure. «Per alcune tipologie di migranti – conclude Palvarini la situazione è drammatica. La restrizione di alcune garanzie ha reso oneroso il loro accesso anche alla sanità pubblica».