Povertà sanitaria: corsa ai finanziamenti per pagarsi le cure nella sanità privata

I prestiti personali per curarsi in Lombardia rappresentano quasi una richiesta ogni venti totali, per somme intorno a 6.500 euro.
Medici di base
Medici

Non sono ancora numeri vertiginosi, ma l’andamento appare chiaro: in un solo anno il ricorso a prestiti personali per fare fronte alle cure mediche è salito del 6,6% (il 2023 rispetto al 2022) e proprio quando i tassi di interesse sono esplosi, fino ad arrivare a superare il 10% della somma erogata.
Segno dei tempi e di sistemi sanitari (perché non si tratta solo della Lombardia) in cui la strada per avere una prestazione spesso sono infiniti. La scorciatoia (legale)? Pagare. O rinunciare.

Povertà sanitaria: l’Istat, statistiche sociali e welfare

Ne ha parlato nei giorni scorsi anche Cristina Freguja, direttrice della Direzione centrale per le statistiche sociali e il welfare dell’Istat, in un’audizione in Commissione affari sociali e sanità del Senato riguardo un’indagine conoscitiva sulla sanità integrativa.
Qualche dato allora: nel 2021 la spesa sanitaria sostenuta dalle famiglie è stata di 36,5 miliardi, come riporta anche il Quotidiano Sanità, dato che registra un aumento riportando la cifra all’epoca pre covid. Si paga di tasca propria soprattutto per visite ambulatoriali, farmaci, assistenza sanitaria a lungo termine e persino per strumentazioni terapeutici a lungo termine. La spesa per i finanziamenti volontari, come le assicurazioni, è salita a 4,5 miliardi in Italia, buona parte dei quali finisce a costi ambulatoriali di cura e riabilitazione.

Povertà sanitaria: i numeri, le rinunce e i motivi

Nel 2021, il 35% della spesa complessiva per assistenza ambulatoriale è stata sostenuta dalle famiglie” ha detto Freguja. C’è un altro dato importante: «Durante l’emergenza sanitaria, la quota di persone che hanno dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie ritenute necessarie era quasi raddoppiata, passando dal 6,3% nel 2019 al 9,6% nel 2020, sino all’l’11,1% nel 2021. Le stime più recenti relative al 2022 attesterebbero un netto recupero, con un ritorno a quote osservate negli anni precedenti la pandemia».
Chi rinuncia lo fa non solo per i costi, ma anche per le interminabili liste di attesa. E ancora: “La stima complessiva di rinuncia alle prestazioni sanitarie nasconde però alcune peculiarità: si nota, ad esempio, che il gradiente territoriale (la maggiore concentrazione geografica, ndr) che ha sempre caratterizzato questo indicatore – con valori più contenuti nel Nord rispetto al resto delle aree territoriali – si è annullato a partire dall’anno della pandemia e ciò continua ad accadere anche nel 2022, nonostante la flessione delle rinunce dovute al Covid-19. Anche le disuguaglianze sociali nella rinuncia a prestazioni mostrano, dopo il Covid, differenziali minori – le fasce più abbienti sembrano dunque aver dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie in misura maggiore che negli anni precedenti la pandemia”.

Povertà sanitaria: il 2023, in Lombardia spese mediche per il 4,6% del totale dei prestiti personali

C’è dunque chi rinuncia, per più di un motivo, c’è chi si affida alle assicurazioni, chi ricorre ai prestiti: ne dà nota un’indagine su 400mila domande ricevute Facile.it, che stima, in Italia per il 2023, una spesa di un miliardo di euro in sanità attraverso i prestiti. Sul totale delle richieste di finanziamento, la quota per la salute è salita in un anno del 6,6%.
Solo in Lombardia, lo scorso anno, le richieste di prestiti personali per sostenere le spese mediche hanno rappresentato il 4,6% del totale dei finanziamenti e chi ha presentato domanda per questa tipologia di prestito ha cercato di ottenere, in media, 6.565 euro per pagare direttamente le cure senza attendere il sistema sanitario nazionale.
In realtà la cifra richiesta è leggermente calata, ma potrebbe non essere una notizia positiva: l’ipotesi di Facile.it è che si ricorra al privato anche “per visite o esami mediamente meno costosi”. Oppure, che a spaventare siano i tassi di interesse passati in un anno da 9,41%, a 10,86%. In media il prestito viene restituito in quattro anni o poco più.

Povertà sanitaria: l’identikit

E allora un identikit di chi sceglie di ricorrere pagando alla sanità privata: il paziente in media alla firma ha 46 anni e qualche mese, più alta rispetto ad altre richieste di finanziamento (anche negli istituti bancari). Il 25% o poco meno delle domande arriva da richiedenti della fascia anagrafica 45-54 anni, poi tra chi ha tra 35 e 44 anni (20,9%), quindi i più anziani, dai 55 e i 64 anni (18,6%). “Altro dato interessante emerge analizzando il sesso dei richiedenti; nel 42,8% dei casi a presentare domanda di finanziamento per le spese sanitarie è stata una donna, percentuale molto più elevata rispetto alle richieste di prestito totali, dove la quota femminile di richiedenti si ferma al 28,2%”.