Parco di Monza: ritorno alla vocazione agricola, l’altra idea per le cascine

Il parco di Monza nasce come grande riserva agricola sperimentale e questo potrebbe essere il suo futuro.
Parco di Monza
Parco di Monza

Il parco di Monza nasce come grande riserva agricola sperimentale e questo potrebbe essere il suo futuro. Il piano di gestione descritto dal masterplan prevede otto sistemi diversi che vanno dalla cultura al progetto del paesaggio, dalla riqualificazione del progetto ambientale con il ripristino e la manutenzione dei boschi e la nascita di prati fioriti lungo i viali principali al progetto dell’agricoltura per approdare al sistema delle acque, della mobilità dell’attrattività per sport, gioco e relax fino al sistema della ristorazione.

Parco di Monza: ritorno alla vocazione agricola, il progetto di Piermarini

Sul tema del paesaggio si riprende la storia del parco che nasce come luogo che ha unito salubrità e amenità. Un paesaggio vario con macchie boschive e campi coltivati, ma anche un frutteto matematico, lunghe prospettive, zone più naturali. Il Piermarini, nel suo progetto, vuole combinare il giardino formale francese al giardino paesaggistico inglese che prosegue anche in epoca napoleonica (con l’introduzione della caccia e la recinzione del perimetro) e con il ritorno degli Asburgo attenti agli aspetti produttivi e agronomici.

Parco di Monza: ritorno alla vocazione agricola, roseto e viali

Sugli aspetti più legati al paesaggio il piano prevede interventi sul roseto (che va mantenuto per la sua fama internazionale e la collezione di rose, ma magari circondato da un perimetro verde a riprodurre l’originario parterre). Si auspica invece la ricostruzione storica del fruitier sul lato della corte d’onore in cui oggi ci sono le serre comunali.
Tra gli altri interventi sul paesaggio si cita la riqualificazione del viale dei carpini tra Mirabello e Mirabellino, la conservazione dei boschi con interventi sulle specie più infestanti

Parco di Monza: ritorno alla vocazione agricola, da sfalcio a fiori

I prati oggi sottoposti a sfalcio potrebbero invece diventare prati fioriti per incrementare la biodiversità con papaveri, gypsophila, calendula, ma anche fiori da bulbo come narcisi, crocus e allium. Il vantaggio sarebbe doppio: minori costi di manutenzione e una maggior attrattività turistica.
Il masterplan cita la collaborazione con la facoltà di agraria che sta lavorando sull’ampia area in concessione grazie ai fondi del Pnrr per il recupero dei connotati storici e la biodiversità.
Qui sono già partiti i lavori da 2 milioni e 200 mila euro per cambiare il volto a 50 ettari di parco in concessione perenne alla facoltà milanese.
Intorno a cascina Pariana che ospiterà incontri culturali e didattici rinascerà il podere modello con interventi di bonifica dell’area boschiva, percorsi accessibili a tutti, nuovi filari che recuperano i disegni del Canonica.

Parco di Monza: ritorno alla vocazione agricola, nei prossimi mesi 621 alberi a dimora

Nei prossimi mesi saranno piantati 621 alberi di 26 specie diverse e 444 arbusti, 125 metri lineari di siepi che delimiteranno le aree di sosta come in un giardino all’italiana.
Per un ritorno alla produzione agricola si indicano alcune aree: intorno a Cascina San Giorgio, Mulini asciutti, le Cascine Pariana, Cernuschi e Frutteto. I costi di manutenzione di campi coltivati sarebbero più alti rispetto agli attuali, ma potrebbero essere compensati dalla vendita di prodotti.
Si auspica anche la pratica dell’agricivismo, ovvero l’uso di attività agricole in contesto urbano per migliorare la vita civica e la qualità ambientale.