È stata sepolta in Albania, dove è stata celebrata anche la cerimonia funebre, Fjoralba Nonaj, la trentatreenne uccisa il 30 maggio a Seregno dal marito marocchino Bouchaib Frihi davanti al figlio di 5 anni. I due si stavano separando e non vivevano più insieme da un paio di mesi. L’omicidio era avvenuto nel pomeriggio in via Romagnosi, non lontano dalla compagnia dei carabinieri. Il bambino era seduto sul sedile posteriore dell’automobile. La mamma l’aveva appena preso all’asilo e lo stava accompagnando dal padre per un ultimo appuntamento.
Bouchaib le aveva assicurato che poi non si sarebbe fatto più vivo. Invece l’ha trafitta più volte con un coltello da cucina mentre era ancora seduta in macchina. Una famiglia distrutta, un’esistenza smembrata.
«È uscito da via Romagnosi correndo come una furia. Quando mi ha visto, ha urlato: ”Ho ucciso Alba! Vai alla macchina, occupati del bambino”. Poi è scappato verso la caserma dei carabinieri e si è costituito». Lo aveva raccontato quel pomeriggio la ex vicina di casa di via Cantù.
«Il bambino era già fuori dalla macchina. Lo conosco bene, ero un po’ la sua tata. Quando mi ha vista, si è avvicinato e continuava a dire: ”Papà ha ucciso la mamma, papà ha ucciso la mamma” e mimava il gesto dell’accoltellamento».
Se Fjoralba è tornata in Albania, il suo bambino è stato momentaneamente affidato a una delle due sorelle della donna Una abita nel milanese e l’altra in Veneto. Il piccolo difficilmente rivedrà i suoi compagni di classe alla scuola “Nobili”.
Fino a quel mercoledì ha frequentato la sezione dei “lilla”, dove già la mattina successiva nell’atrio di ingresso era stato esposto un cartello che annunciava che “Nel rispetto del grave fatto accaduto, la festa di fine anno è sospesa”.
«Siamo tutte sconvolte e affrante – avevano commentato alcune mamme – Lei era donna sempre sorridente, gioviale, partecipava a tutte le iniziative con grande spirito. Era sempre molto interessata a tutto e al benessere degli altri. Una mamma che si era inserita bene così come il suo bambino con tutti gli altri. Una donna che voleva vivere e crescere col suo bambino, sempre molto attenta e partecipe alle iniziative, nonostante l’inferno che si portava in corpo da tempo per la sua situazione famigliare. Sapevamo che aveva sporto delle denunce per la pesante situazione che stava vivendo in famiglia, ma come sempre per come concepiscono le vicende i legislatori tutto finisce in niente. E così succedono le disgrazie».
Diverse le testimonianze che hanno confermato la vita resa difficile dall’ex marito.
«Quella di Fjoralba era una tragedia annuncia. Era già morta prima di mercoledì. Ha bussato a tutte le porte per chiedere aiuto, più di questo non poteva fare – ha raccontato al Cittadino la collega nell’impresa di pulizie a Desio – Erano mesi che prendeva botte, che denunciava. Da dicembre attendeva il provvedimento del giudice per l’allontanamento del marito. Alla fine ha scelto di lasciare l’abitazione col figlio».
L’ex marito si presentava anche sul posto di lavoro: «Aveva cercato di denigrarla con tutti i suoi conoscenti, voleva isolarla, la picchiava anche in mezzo alla strada. Lei l’ha più volte denunciato, credo almeno una decina e forse altrettante si è presentata al pronto soccorso. Aveva paura che facesse male al figlio, per questo era sempre presente quando lo portava dal marito».
«Mi aveva raccontato di vivere col nuovo compagno. Non parlava con nessuno, non la conosceva ancora nessuno. Era una gran lavoratrice per un’impresa di pulizie. Una bella ragazza gentile e tranquilla- ha raccontato una vicina della nuova casa in cui si era trasferita, al confine con Meda – La vedevo al parco dietro i carabinieri. Abbiamo due figli praticamente della stessa età. Una volta si presentò il marito. Discussero animatamente e lui le sputò in faccia. Arrivarono i carabinieri».