Se la sua morte ha scatenato clamore e attirato l’attenzione dei mass media e della popolazione, il suo ultimo viaggio terreno è stato invece all’insegna della massima discrezione. Carmela Aparo, la donna originaria di Lentini, nel siracusano, uccisa a 64 anni in via Gramsci a Seregno da Attilio Berlingeri, 56 anni, nato a Rosarno, nel reggino, con cui aveva convissuto a lungo in città, è stata seppellita infatti in un campo comune all’interno del cimitero maggiore di via Reggio la scorsa settimana, a sette giorni di distanza dal suo assassinio.
Le esequie – Per questa circostanza, i familiari, in primis i due figli che Aparo aveva avuto dal matrimonio precedente l’avvio della relazione con Berlingeri, hanno scelto come detto di sfuggire alla luce dei riflettori.
Secondo quel che si è appreso, dopo il nulla osta di Alessandro Pepè, il sostituto procuratore monzese titolare delle indagini, seguito all’autopsia, la salma è arrivata al cimitero direttamente dall’ospedale San Gerardo di Monza, dove la pensionata era stata trasportata in condizioni disperate successivamente all’agguato subito, concretizzatosi in percosse che le avevano spappolato la milza e nei due colpi di arma da fuoco, esplosi con una pistola di marca Smith & Wesson, che l’hanno colpita al torace e di fatto le sono stati fatali.
Al funerale hanno assistito pertanto solo i parenti più stretti. È stata così evitato il clamore per un ultimo saluto che avrebbe finito con l’intercettare la presenza non solo di coloro che hanno conosciuto Aparo ed erano legati a lei da amicizia o affetto, già provati da una perdita avvenuta in modo tragico, che ha scaraventato in piazza fatti ed episodi che prima erano esclusivamente privati, ma anche di chi semplicemente avrebbe voluto esserci per curiosare.
L’aggressore – Intanto, Attilio Berlingeri continua ad essere rinchiuso nella casa circondariale di via Sanquirico a Monza, dopo che il suo arresto è stato convalidato dalla Procura della Repubblica locale. L’uomo, catturato dai Carabinieri a Cinisello Balsamo mentre stava provando una fuga improbabile al volante della sua utilitaria, sulla quale sono stati ritrovati il revolver utilizzato per sparare ed un’accetta, con cui ha affermato che era nelle sue intenzioni staccare la testa alla vittima, già noto alle forze dell’ordine per un lungo elenco di precedenti, riconducibili a rapine ed attività di spaccio di sostanze stupefacenti, non ha nemmeno provato a negare le sue responsabilità.
Ora dovrà rispondere dell’omicidio volontario, con l’aggravante della premeditazione, e del porto abusivo di arma da fuoco, reati che rischiano di costargli una lunga detenzione. A spingerlo ad un’esecuzione così efferata, secondo quel che è ipotizzabile, sarebbero stati i rancori maturati all’indomani della chiusura del rapporto d’amore tra i due. La donna, tra l’altro, aveva già denunciato l’ex compagno per lesioni solo pochi mesi fa.