Se non ci sarà una svolta, auspicata a dire il vero ormai da troppo tempo, bar e ristoranti che si riconoscono nel Mio, il Movimento Imprese Ospitalità, dopo Pasqua riprenderanno ad aprire secondo quelli che erano i loro orari abituali prima della pandemia. L’annuncio, arrivato dal presidente nazionale Paolo Bianchini, è stato confermato dal delegato per la Lombardia Salvatore Bongiovanni, titolare dello Shaker Club Cafè di Seregno. «Sappiamo di essere di fronte ad una forzatura – spiega Bongiovanni -, soprattutto da parte di una realtà come la nostra, che fin da subito ha sottolineato di voler agire nel rispetto delle regole, anche quelle non condivisibili. Tuttavia, siamo ormai ad un punto in cui, se non picchiamo i pugni sul tavolo, rischiamo che la nostra voce non venga ascoltata, come non è stata ascoltata finora».
Ecco, quindi, quali sono le intenzioni: «Martedì 6 saremo a Roma, per una manifestazione che ci vedrà impegnati insieme ad altre sigle. Poi, se tutto sarà rimasto come oggi, da mercoledì 7 ricominceremo con le riaperture. Siamo un po’ delusi dal comportamento del governo Draghi, non lo nego, perché ci sembra che il tanto auspicato cambio di passo rispetto al governo precedente non vi sia stato. Anzi, paradossalmente, con Giuseppe Conte qualcosa in più in termini di ristori era maturato. Adesso siamo invece fermi alle promesse. E non conforta granché che, quando Matteo Salvini ha invocato le riaperture, sia stato rimesso al suo posto dal premier».
Lo sguardo infine è stato rivolto al futuro: «Si continua ad ignorare che la nostra categoria ha problemi di costi fissi, come affitti ed utenze, di cui nessuno si sta facendo carico. Ovvio che ora il primo passo per noi sia riaprire. Ma, con il carico di passivo che abbiamo accumulato nell’ultimo anno, ce ne vorranno quattro o cinque prima di sistemare i conti. Lavorare in questo modo, sinceramente, comincia ad essere oltremodo complicato e pesante».