Un sistema articolato di società “cartiere”, che permetteva ai clan della ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria di ripulire enormi quantità di denaro. Due dei 27 fermi emessi dalla procura reggina alle prime ore di lunedì sono stati eseguiti in Brianza, nella zona di Vimercate. Si tratta di Antonio Scimone e della moglie Maria Mollica.
Secondo quanto emerso, uno in particolare dei fermati brianzoli sarebbe un elemento di spicco dell’organizzazione criminale che, secondo le accuse, avrebbe garantito un canale sicuro per riciclare i proventi illeciti derivanti, tra gli altri, dei delitti di associazione per delinquere di tipo mafioso e turbata libertà degli incanti. Sempre in provincia di Monza, gli investigatori della procura distrettuale di Reggio hanno sottoposto a sequestro diverse società utilizzate per i presunti scopi illeciti.
I reati contestati a vario titolo sono quelli di associazione mafiosa, riciclaggio, autoriciclaggio, reimpiego di denaro, beni, utilità di provenienza illecita, usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, trasferimento fraudolento di valori, frode fiscale, associazione a delinquere finalizzata all’emissione di false fatturazioni, reati fallimentari ed altro.
I movimenti finanziari erano dissimulati dallo “schermo” di attività commerciali solo apparenti. La base del gruppo era a Bianco, in provincia di Reggio, e avrebbe favorito il famigerato clan Nirta di San Luca.
(*notizia aggiornata
con i nomi)