La Procura di Busto Arsizio ha chiesto l’ergastolo per Leonardo Cazzaniga, l’ex viceprimario di pronto soccorso all’ospedale di Saronno accusato di dodici morti in corsia utilizzando farmaci anestetici ad alto dosaggio. Si tratta della stessa inchiesta che ha già portato alla condanna della ex amante, l’infermiera Laura Taroni, condannata in secondo grado a trent’anni per due omicidi nella sua stessa famiglia.
La sentenza è arrivata lo scorso febbraio, con rito abbreviato per l’omicidio: confermato dai giudici l’omicidio volontario, in concorso con Cazzaniga, del marito Massimo Guerra e della madre, Maria Rita Clerici. Taroni era invece stata assolta dall’accusa di omicidio del suocero Luciano Guerra, assassinio di cui resta accusato il medico.
I morti in corsia dell’ospedale saronnese, primo punto di riferimento in particolare per il territorio delle Groane, da Solaro a Limbiate, hanno da subito coinvolto il territorio brianzolo, con morti sospette riconducibili in primis a Lazzate. Finché qualcuno ha avuto la forza, il coraggio di denunciare quanto stava accadendo. Quel qualcuno è parte di quei quarantamila utenti tra Solaro, Ceriano, Cogliate, Misinto e Lazzate. Perché nelle Groane ci viveva, a Sandamiano precisamente, frazione di Ceriano Laghetto. È stata l’infermiera Clelia Leto per prima a segnalare i casi al suo diretto superiore e poi, non soddisfatta dall’indagine svolta da una commissione interna dell’ospedale, decise di rivolgersi alla Procura.
Tra i decessi anche quello di Massimo Guerra, marito della Taroni e titolare di un’azienda agricola a Lomazzo: facendogli credere di essere diabetico, gli erano stati somministrati per due anni medicinali inutili sino alla morte. La sua colpa, di fatto, era stata quella di intralciare la relazione clandestina nata nel luglio 2011 tra le corsie del pronto soccorso tra il medico e l’infermiera.