I residenti del quartiere Amati e Sobborghi a Monza a breve rimarranno senza medici di famiglia. Una brutta sorpresa per i monzesi della zona est: il 31 dicembre il dottor Alessio Cappellini (nella foto) andrà in pensione, a febbraio lo seguirà anche il dottor Umberto Beretta e sempre nei primi mesi dell’anno nuovo abbandonerà la professione il dottor Giorgio Brambilla. Per un totale di circa 4.600 pazienti che si dovranno mettere alla ricerca di altro medico di famiglia nel rione.
Un allarme lanciato dai camici bianchi e dai pazienti, preoccupati per l’assenza di nuovi medici di medicina generale nel quartiere dovendosi rivolgere a professionisti lontani da casa. In un quartiere dove ci sono molti anziani che hanno difficoltà motorie e che per andare dal medico, fosse solo anche per ritirare le ricette o farsi misurare la pressione, dovranno affidarsi alla generosità di amici e parenti.
Infatti, mentre i tre medici nell’arco dei prossimi sei mesi appenderanno lo stetoscopio al chiodo nel rione, ad oggi, non c’è in previsione l’apertura di nuovi ambulatori e i pazienti dovranno rivolgersi altrove. O più precisamente a qualche chilometro di distanza.
Recentemente a Monza hanno aperto lo studio due nuovi medici di medicina generale che sono andati a sostituire i colleghi andati in pensione. Gli studi, però, sono in centro (via Manzoni e via Cavallotti) quindi non facilmente raggiungibili da chi vive al di là del sottopasso ciclopedonale di via Bergamo.
Si preannuncia un periodo difficile per i pazienti dei tre medici ormai prossimi alla pensione e che avevano gli studi in via Foscolo (Brambilla), via Ariosto (Beretta) e via Bergamo (Cappellini).
«Il medico di famiglia è un punto di riferimento – spiega Alessio Cappellini – Sarebbe opportuno garantire la presenza di medici di medicina generale in tutti i rioni. I pazienti non sono marmellata da spalmare sulla città. Bisogna rispettare le esigenze e le necessità delle persone». Un problema complesso che deve anche tener conto del tessuto sociale dei singoli quartieri.
«In quello di Monza Sobborghi e di via Amati ci sono molti anziani – aggiunge – Molti negli ultimi anni sono stati peraltro penalizzati dal cantiere del sottopasso di via Bergamo. I pazienti del dottor Cappellini erano costretti ad allungare la strada di oltre un chilometro per andare in ambulatorio».
E dal primo gennaio il percorso si farà ancora più lungo. «Non è ammissibile che per andare dal medico di famiglia bisogna chiedere un passaggio o districarsi tra le coincidenze degli autobus», conclude.
In realtà l’azienda sanitaria conta di risolvere il problema al più presto: nei giorni scorsi gli uffici dell’Asl hanno risposto che la graduatoria sarà deliberata nei prossimi giorni e poi si comincerà la trafila della chiamata dei medici.
La procedura vuole che il medico abbia quindici giorni per accettare e il primo che accetterà avrà poi novanta giorni per insediarsi. Ancora indefinita la questione dell’ubicazione dell’ambulatorio.