Gli agenti della squadra mobile della questura di Monza e della Brianza, hanno dato esecuzione all’ordinanza emessa dal locale Tribunale su richiesta della procura della Repubblica di Monza del divieto di avvicinamento a carico di un cittadino italiano di anni 50, residente a Monza.
Circa sei mesi fa la vittima aveva terminato la relazione sentimentale con l’uomo, a causa di una sua eccessiva possessività che alcune volte era scaturita in comportamenti aggressivi nei confronti della donna. L’uomo, comunque mai rassegnatosi all’interruzione della relazione, ha cercato, soprattutto negli ultimi mesi, un continuo contatto con la donna, attraverso messaggi, anche 60/70 al giorno, incontri presso l’abitazione della stessa e addirittura “casuali “ incontri in diversi luoghi cittadini. Una perseverante persecuzione per gli inquirenti, sfociata in un recente episodio, alla fine denunciato dalla vittima, in cui l’uomo l’avrebbe costretta, dopo averla convinta con finte promesse di un nuovo rapporto sentimentale sereno e felice per entrambi, ad accompagnarlo a casa. Qui, l’uomo ha cercato di convincere la donna a dargli una seconda possibilità e riprendere la relazione sentimentale, ma vista l’insistenza della donna a non volerne sapere di lui, l’ha costretta a subire un rapporto sessuale, bloccandola fisicamente al punto da impedirle la fuga.
L’indagato ha posto in essere continui comportamenti prevaricatori, alternando momenti dichiarativi di amore a minacce, molestie e pedinamenti della donna, tanto da instaurare nella persona offesa un senso di ansia e preoccupazione tali da richiedere l’accompagnamento di altre persone durante i suoi spostamenti nella quotidianità. L’ostinazione dell’uomo ha indotto la vittima a modificare le proprie abitudini di vita, limitando l‘uso di social network e di strumenti di comunicazione, e pure il normale andare in giro se non accompagnata da altre persone.
La persona offesa ha subito anche aggressioni fisiche, per le quali è stata costretta a ricorrere alle cure delle strutture sanitarie.
L’immediata attivazione delle procedure dettate dalla recente normativa, il cosiddetto “Codice rosso”, ha portato, una volta raccolta la denuncia della donna, a una serie di accertamenti che hanno confermato quanto denunciato e permesso all’autorità giudiziaria, che ha coordinato tutta l’attività investigativa svolta dalla Squadra Mobile, di emettere il provvedimento cautelare, eseguito immediatamente dall’Ufficio Investigativo della questura.