Per venti giorni ha tenuto reclusa la sua bambina in casa, non facendola uscire neppure per giocare con le amichette o per una passeggiata. Dalla chiusura delle scuole per le vacanze di Natale, prigionia forzata per una bambina monzese tra le mura domestiche tra giochi, televisione, chiacchiere con la mamma e la nonna, senza mai uscire. Una decisione estrema quella presa da una giovane mamma italiana impaurita dal fatto che il padre della bambina, nordafricano che come lei professa la religione islamica, la vedesse e magari la portasse con sé all’estero.
Una vicenda familiare molto delicata dove si intersecano i diritti di entrambi i genitori: quello della mamma di difendere la figlia da eventuali traumi e quello del padre naturale di poterla vedere visto che poi, nei confronti dell’uomo, la compagna non ha mai sporto denuncia.
La donna, sposata da sei anni solo con rito islamico, fin da subito aveva capito che il marito non era l’uomo della sua vita. Poi l’arrivo della figlia e un rapporto che è stato sempre più difficile fino a quando, circa un anno fa, l’uomo è ritornato in Africa lasciando in Italia la compagna con la piccola.
«Più volte ho chiesto il divorzio – racconta la donna – Me lo ha sempre negato. Fino a quando, alcuni mesi fa, tornato a Monza, ha cercato di riallacciare un rapporto che io non voglio. Preciso che in questi anni non ha mai alzato le mani, né contro di me né contro la bambina. Ma mi ha rovinato la vita e la salute. E i nostri continui battibecchi hanno traumatizzato la piccola. Una volta, dopo un litigio al quale aveva assistito, ha balbettato per intere settimane».
Ma l’uomo non si è arreso ai rifiuti della compagna subissandola quotidianamente di telefonate e di messaggi per poter rimettersi insieme e rivedere la figlia. Ricevendo sempre risposte negative. «Fino a quando mi ha detto che mi avrebbe concesso il divorzio se io gli avessi dato la bambina – continua – Questo mai».
Litigi che sono proseguiti nel corso dei mesi anche con un’aggressione in strada, sventata casualmente da un passante. I rapporti sono via via peggiorati fino a quando un mese fa la giovane mamma ha deciso di non far uscire più di casa la sua bambina, di non rispondere alle telefonate dell’uomo e di non aprire la porta di casa a nessuno.
Una reclusione a tempo: con la ripresa delle scuole era naturale che, concesso ancora qualche giorno ulteriore di assenza, la piccola all’inizio della settimana ritornasse sui banchi di scuola. E a quel punto i timori della donna si sono avverati. Il compagno nei giorni scorsi, un’ora prima dell’uscita dei bambini, si è presentato al cancello dell’istituto cittadino chiedendo alle maestre di poter vedere la bambina.
Le insegnanti, già a conoscenza delle tensioni familiari, hanno immediatamente avvisato la mamma, che a quell’ora era in centro e ha chiesto aiuto a un amico che si è precipitato fuori dalla scuola e ha chiamato i carabinieri.
«Ero in preda alla paura – aggiunge la donna – Per fortuna le maestre e la bidella hanno evitato che la piccola vedesse il padre». Immediato l’arrivo sul posto della pattuglia dei carabinieri del Radiomobile di Monza che ha raccolto le testimonianze dei genitori.
«Ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato – è la sua conclusione– In quegli interminabili minuti di attesa dell’autobus che dal centro mi portava a casa ho temuto che lui magari se la portasse via per sempre. Non voglio immaginare quello che sarebbe successo se la bidella avesse aperto i cancelli della scuola».