Dice un detto: “fai il bene e scordatelo”. E Francesco Battista, ex muratore originario di Catanzaro, a Monza dal 1955, oggi 83enne, ha preso alla lettera il suggerimento. Ha aspettato sessant’anni prima di raccontare il suo gesto di bene. «Era il 1960, o il ’61, al massimo il ’62, sono ormai anziano, certe cose non le ricordo bene, ma il volto di quella bambina, quello non lo dimenticherò mai».
La bambina di cui parla Battista era una neonata, che a lui deve la vita. «So che era inverno, faceva freddo, e io stavo lavorando in via Spalto Piodo, rifacevo la volta di un negozio». Comincia così il racconto di quella giornata, una come tante, in una Monza in pieno sviluppo, dove fiorivano botteghe e negozi. Accanto al negozio che stava ristrutturando Francesco Battista c’erano altre due botteghe, un calzolaio e un macellaio. Un uomo anziano, probabilmente un nonno, stava spingendo la carrozzina della nipotina neonata lungo la Passerella dei mercati.
«All’inizio non ci ho fatto caso, poi ho notato che il signore si era fermato proprio davanti alla macelleria, ha messo il freno alla carrozzina ed è entrato nel negozio, lasciando la bambina all’esterno perché la porta della macelleria era troppo stretta. Probabilmente la piccola si è agitata, ha mosso i piedi, non lo so, quello che so è che in pochi secondi la carrozzina ha cominciato a muoversi perché era stata lasciata in discesa, ed è andata a infilarsi in una fenditura del parapetto del ponte sul Lambro. E in un attimo è precipitata nel fiume».
Attoniti e disperati davanti alla scena i presenti hanno iniziato a urlare per attirare l’attenzione. Francesco Battista non ci ha pensato un secondo e così come era si è gettato nel fiume gelato per recuperare quel corpicino. Nessun altro si è mosso.
«Fortunatamente l’acqua non era molto profonda, ho risollevato subito la bambina che però non respirava. Era praticamente nuda perché i vestitini le erano scivolati via. L’ho presa per i piedini e ho provato a darle qualche pacchetta sulla schiena, fino a quando ha ricominciato a piangere, e con lei ho ripreso fiato anch’io». La piccola è stata presa da quanti avevano assistito alla scena a immediatamente trasportata all’ospedale. Nessuno però si è curato di quell’eroe senza nome, e così Francesco, bagnato fradicio, ha inforcato la sua bici ed è tornato a casa, verso via Benedetto Marcello. «Da quel giorno mi trascino una bronchite asmatica che non mi ha mai lasciato, ma ne è valsa la pena». Il Cittadino di allora diede conto del fatto, raccontando di un “oriundo calabrese” che era riuscito a salvare una bimba caduta nel Lambro. Nessuno ha mai saputo nulla di quel gesto, solo i famigliari di Francesco, la moglie e i suoi quattro figli, hanno custodito per tutti questi anni la sua storia di ordinario eroismo. «Ora che sono anziano e malato mi piacerebbe incontrare quella bambina diventata ormai una donna, vorrei tanto conoscerla prima di morire. E chissà, magari qualcuno leggendo questo articolo potrà mettersi in contatto con lei». Se qualcuno sapesse come rintracciare quella donna, basta chiamare il Cittadino.