È guerra di perizie psichiatriche nel processo d’Appello bis ai due cosiddetti baby killer di San Rocco che il 29 novembre 2020 avrebbero freddato sotto la sua abitazione di via Fiume il 42enne Christian Sebastiano e che sono stati condannati per l’omicidio a 15 anni. Nell’udienza di venerdì 26 gennaio in aula a Milano sono stati sentiti il perito del Giudice e i consulenti di parte.
Monza, omicidio Sebastiano: cosa dicono le due perizie sui baby killer
Sul tavolo la presunta incapacità di intendere e volere al momento della commissione del fatto quando i due avevano 14 e 15 anni. Secondo la relazione del perito del Tribunale, i due giovani sarebbero perfettamente capaci di intendere e volere e il risultato del famoso test di Roesch avrebbe dato un risultato di capacità totale di stare in giudizio.
Diversa la versione del consulente di parte, nominato dai difensori dei due giovani Maurizio Bono e Renata d’Amico secondo il quale i due erano “parzialmente viziati nella commissione dell’atto” dall’assunzione di cocaina e quindi la loro capacità di intendere e volere era ridotta. Oggi il consulente ribadisce questa versione e conclude per la seminfermità che ridurrebbe la pena.
Monza, omicidio Sebastiano, il legale dei ragazzi: “Hanno compiuto un lungo percorso in Comunità”
“Il perito del Tribunale ha visitato i nostri assistiti oggi, dopo che hanno compiuto un lungo percorso in una Comunità per tossicodipendenti in Toscana e che quindi sono altre persone rispetto a chi erano nel 2020 – ha spiegato Maurizio Bono – per questo secondo me è da considerare la nostra consulenza”.
In realtà il tribunale dei Minori, dato che allora avevano 14 e 15 anni, aveva concluso che si era trattato di un delitto premeditato. I giudici avevano concesso le attenuanti generiche, non ritenendo sussistente l’aggravante della crudeltà, nonostante la vittima fosse stata colpita con decine di colpi di coltello.
Monza, omicidio Sebastiano: la droga il probabile movente del delitto
L’accusa aveva chiesto 17 anni e 4 mesi e 15 anni per i due ragazzi accusati di omicidio, rapina e, per il più giovane, anche di spaccio di droga. Droga che sarebbe stata poi il movente del delitto a quanto aveva dichiarato uno dei giovani che riteneva Sebastiano il responsabile delle sue scelte in questo senso.
La famiglia di Sebastiano, che lo ha sempre descritto come una persona buona, malgrado abbia sbagliato nella vita, non certo per far del male agli altri era uscita dal processo come parte civile, ma non demorde nella ricerca della verità e della giustizia.