Monza, nasce il progetto Vic e la sharing economy investe la moda: nuova e sostenibile

Partendo dal fatto che la moda è la seconda industria più inquinante della Terra, a Monza parte “Vic” ovvero Very important choice. Una start up che si basa sul concetto della sharing economy anche per quel che riguarda l’abbigliamento e ciò che riempie l’armadio.
Sara Francesca Lisot ideatrice della start up VIC di moda sostenibile
Sara Francesca Lisot ideatrice della start up VIC di moda sostenibile Sarah Valtolina

La moda è la seconda industria più inquinante della Terra. Partendo da questa considerazione e da una nuova idea di shopping è nata Vic: Very important choice. Si tratta di una start up che unisce la passione per la moda e lo stile di vita etico e sostenibile. A firmarla sono la monzese Sara Francesca Lisot, life coach con un master in imprese sociali, e Francesca Romana Rinaldi, docente alla Bocconi.

Tutto si basa sul concetto di sharing economy. L’idea è semplice: basta iscriversi alla piattaforma veryimportantchoice.it (che sarà attiva dal 24 aprile), registrarsi ed entrare a far parte della community.

L’obiettivo. «La nostra missione è offrire una reale alternativa al fast fashion – spiega Lisot -. Con 49 euro al mese i membri della community possono usufruire di capi di eccellente design, sostenibili ed etici, invece che acquistare e accumulare capi delle grandi catene di abbigliamento».
I vestiti vengono consegnati e ritirati direttamente a casa, senza nemmeno bisogno di lavarli.

«Anche per il lavaggio abbiamo pensato a una soluzione che fosse a il meno impattante possibile sull’ambiente. Noi laveremo i nostri capi a vapore, che è il sistema più ecologico ed efficace».

Dunque un guardaroba nuovo e diverso ogni mese, senza dover necessariamente accumulare capi nell’armadio e senza spendere una fortuna. «L’idea è nata tre anni fa ma abbiamo dovuto aspettare il momento giusto per svilupparla. Oggi la sharing economy è davvero alla portata di tutti, c’è molta più fiducia e siamo certe che questo progetto potrà essere compreso e condiviso», prosegue l’ideatrice.

I primi tre mesi, fino a luglio, serviranno per testare il progetto. Poi da settembre partirà la campagna reclutamento. La fase di incubazione coinvolgerà una cinquantina di utenti e cinque brand del settore della moda sostenibile, l’idea è poi quella di un lancio ufficiale in Italia che coinvolga circa un migliaio di utenti e cinquanta brand sostenibili. Ma non solo.

«Il nostro progetto nasce già guardando oltre l’Italia – continua Lisot -. Entro i prossimi cinque anni vorremmo estendere l’impresa ad altre dieci capitali europee, mettendo a disposizione della nostra community, che potrebbe arrivare a 100.000 utenti, fino a mille brand sostenibili». Chi parteciperà alla fase di incubazione del progetto avrà diritto alla scelta di un capo per un mese, al costo di 25 euro.

La base. La sede della start up è negli uffici di Silva 26, negli spazi del centro civico San Carlo San Giuseppe, che si sta dimostrando una volta di più un centro innovativo sul territorio di Monza: lì è nato anche il progetto di portineria di quartiere lanciato negli scorsi mesi.

Il magazzino si trova invece a Novara e per il momento può contare su 150 capi a disposizione. «Il nostro progetto prevede anche un risvolto sociale. Negli hub che nasceranno nelle città dove prenderà piede l’impresa, dove si lavorerà alla riconsegna dei vestiti e al lavaggio, vorremo impiegare lavoratori particolarmente disagiati, così da rendere davvero sostenibile per tutti la nostra idea».