Ha cominciato a Sesto ma poi la sua carriera è continuata a Monza, dove è stato protagonista delle lotte sindacali degli anni Ottanta e Novanta. La Cisl e tutto il sindacato ora però devono dare l’ultimo saluto a Tino Perego, 72 anni, storico sindacalista della categoria dei metalmeccanici e, poi, della Cisl Lombardia, deceduto improvvisamente questa notte.
Sestese di nascita, ma profondamente legato alla Brianza, Tino era un volto notissimo in Cisl, organizzazione alla quale aveva dedicato tutta la vita. Fin da giovane quando, operaio della Falck di Sesto San Giovanni, era entrato nelle fila della Fim. Semplice iscritto, poi è entrato nel consiglio di fabbrica come delegato. Erano gli anni Sessanta, un periodo in cui il sindacato acquisiva forza nelle fabbriche. Distaccato alla Fim di Sesto San Giovanni, negli anni Settanta era arrivato a Monza.
Qui era entrato subito in segreteria e, tra gli anni Ottanta e Novanta, era poi diventato segretario generale dell’allora Fim Cisl Brianza. In questo ruolo aveva seguito da vicino la progressiva trasformazione del tessuto produttivo del territorio. La sua grande capacità di rapportarsi alle persone ne facevano un sindacalista sempre vicino ai lavoratori e con grandi capacità di trattare con le controparti.
Qualità che lo hanno portato, negli anni Novanta, alla Fim Lombardia dove ha lavorato prima come membro della segreteria e poi come segretario generale. Il suo ultimo incarico operativo è stato nella Cisl Lombardia dove ha fatto parte della segreteria regionale. Lasciato l’impegno attivo, era entrato nella Fnp Cisl, diventando segretario generale del comprensorio brianteo fino alla fusione con quello di Lecco.
Nella Fnp Cisl Monza Brianza Lecco era ancora stato membro della segreteria e, negli ultimi anni, membro del consiglio generale. Ultimamente aveva lasciato Sesto per trasferirsi a Vimercate.
Era tuttora un frequentatore della sede monzese di via Dante: il sindacato era la sua vita. E lui era la memoria storica di tante impegnative vertenze sindacali. Tino, del resto, era una figura apprezzata per le sue doti umane. Dietro al suo fare apparentemente scanzonato, c’era una sensibilità verso i problemi dei lavoratori e una serietà che ne facevano un punto di riferimento per tutta l’organizzazione.