A quanto pare, l’urbanistica continua a essere un punto dolente per Monza. Il Coordinamento dei comitati ambientalisti cittadini, infatti, continua a puntare il dito contro un eccessivo consumo di suolo e anche il dialogo con la giunta di centrosinistra guidata da Paolo Pilotto sembra faticoso. Tuttavia c’è chi è convinto che la battaglia condotta dagli ambientalisti monzesi parta da presupposti sbagliati. È il caso di Beppe Natale, titolare del gruppo OptimaCase, secondo cui, «le statistiche sono numeri freddi, mentre gli ambientalisti non tengono conto della realtà, che pure hanno sotto gli occhi. Può darsi che Monza abbia molti alloggi vuoti, anche se non ne sono così sicuro, ma di certo non si tratta di case con gli standard green e smart che oggi la gente chiede. E infatti, la domanda è sì alta, soprattutto da parte di chi vuole lasciare Milano, ma l’offerta è veramente scarsa».
L’immobiliarista Beppe Natale: “Oggi le costruzioni devono essere green e smart”
Eppure alcune associazioni insistono: basta costruire, Monza va bene così com’è.
«Voglio premettere, per essere chiaro, che oggi le costruzioni devono tassativamente essere tutte green e smart e che va recuperato verde. Siamo tutti un po’ ambientalisti, a cominciare da me, ma bisogna avere concretezza e realismo, non puntare su idee utopistiche che rischiano di condannare la città a diventare una periferia degradata».
C’è la questione delle aree dismesse da riqualificare…
«Che gli ambientalisti vorrebbero trasformare tutte in parchi. Ah, se fosse possibile sarebbe una meraviglia. Ma non è così. I proprietari di quelle aree hanno il legittimo diritto a costruire e io penso che se propongono progetti di sviluppo verticale che restituiscano alla città una parte delle aree sotto forma di parchi questo è concretamente il meglio».
Si riferisce al progetto per le torri di San Fruttuoso?
«Anche. Gli ambientalisti lo vedono come fumo negli occhi, ma sbagliano. Il proprietario avrebbe su quell’area il diritto di realizzare una serie di palazzoni come quelli che già ci sono in via Ticino, invece propone uno sviluppo verticale cedendo alla città un bellissimo parco sull’area restante. Questo è un tipo di progetto capace di riqualificare i quartieri di San Fruttuoso e Triante, tra l’altro facendo aumentare il valore delle case già esistenti in entrambi i quartieri. Chi ha una villetta o un appartamento in queste zone dovrebbe riflettere… ».
Per il bene della città riqualificare al più presto le aree dismesse
I gruppi ambientalisti sono contrari anche alla realizzazione della metropolitana lilla sino al nord di Monza. Dicono che basterebbe mettere altre stazioni sulle linee ferroviarie.
«Mi ha stupito leggere di questa posizione. Anche perché in quei gruppi minoritari ambientalisti ci sono soggetti che conoscono bene la situazione e le problematiche esistenti. Le ferrovie che attraversano Monza sono destinate al traffico internazionale, non è possibile aumentare il numero dei treni locali e sappiamo tutti che le linee S di Trenord su queste direttrici sono al collasso. Inoltre, RFI ha già spiegato più volte che, per esempio, sulla linea Milano-Chiasso non è possibile realizzare altre stazioni a norma, per questioni ambientali e tecniche. Chi insiste su questa ipotesi dice cose utopistiche e irrealizzabili e non fa il bene della città».
Quale sarebbe allora il bene della città? Che cosa serve per il futuro di Monza?
«Riqualificare al più presto le aree dismesse piccole e grandi, con uno sviluppo verticale moderato, destinando ampi spazi a verde fruibile. Realizzare la M5 e integrarla con alcune linee di superficie rapide ed efficienti. Creare nei quartieri, anche quelli periferici, zone a traffico limitato riservate ai residenti. Serve cioè a Monza, immobile da decenni, dare il via ad una fase di sviluppo virtuoso e rispettoso dell’ambiente, ma con sano realismo. Questa è l’unica strada per riportare Monza ad alti livelli di qualità, come negli anni del boom economico, ma attualizzati. Se invece non ci diamo una mossa in tempi brevi, mentre Milano, Sesto e Cinisello cambiano e migliorano, il rischio alto è di diventare la periferia marginale e degradata dell’area metropolitana milanese. Credo che nessun monzese voglia questo, io no di sicuro»