Monza, la storia del tappeto “magico” che viaggia dal 1953: iniziato in Toscana, volato a San Fruttuoso

C’è un tappeto, a San Fruttuoso, che ha viaggiato nel tempo e tra le mani di generazioni di donne. Iniziato nel 1953 questa è la sua storia.
Monza recupero tappeto particolare
Monza recupero tappeto particolare Fabrizio Radaelli

C’è un tappeto, a San Fruttuoso, che ha viaggiato nel tempo e tra le mani di generazioni di donne. Dalla Toscana alla Lombardia e ritorno, dalla Valtellina alla Brianza, in attesa che altre donne possano completarlo. Questa è la sua storia.

Nel 1953 Lina, originaria dell’Isola d’Elba sceglie il nord Italia come meta del suo viaggio di nozze. Lei è maestra, una creativa che sa fare meraviglie con le mani: cuce, ricama e spinta dalla curiosità per i lavori a maglia conosce una donna che intreccia tappeti con i ferri. Le piace talmente tanto che decide di iniziarne uno e si rivolge a quello che, le dicono, è il negozio di filati più fornito del Paese, i Fratelli Cecconi ad Arezzo.

Monza, la storia del tappeto “magico”che viaggia dal 1953: il lavoro iniziato da Lina, in Toscana

Lina torna a casa e inizia il suo tappeto. Un’impresa importante per una neofita: un motivo floreale con otto colori differenti e una struttura di 3 metri per 2. Ricomincia la vita da sposata, il lavoro, nasce la prima figlia e poi la seconda. Il tappeto rimane lì. Riesce a completare il rosone centrale e parte della cornice. Per tappeti di quelle dimensioni occorre dividere il lavoro in riquadri più piccoli e poi cucire insieme i pezzi. Il tappeto viene dimenticato in un angolo e intanto viaggia. Lina e il marito, che è medico, vivono in Valtellina perché lui presta servizio al sanatorio di Sondalo. Poi la coppia torna in Toscana e il tappeto con loro.

Monza recupero tappeto anni 50
Monza recupero tappeto anni 50

Monza, la storia del tappeto “magico”che viaggia dal 1953: «Ricordo che viaggiava da una casa all’altra in una valigia fatta a mano», dice la figlia di Lina

Resta dimenticato fino a quando Angela Giaconi, la primogenita di Lina, inizia l’università. Studia psicologia e per stemperare la tensione degli esami comincia a sferruzzare.

«Ricordo benissimo quel grande tappeto, che viaggiava da una casa all’altra dentro una valigia in pelle fatta a mano», racconta Angela, che ha lasciato la Toscana e vive a Monza da quattro anni. «A me non piace lasciare le cose incompiute e così ho ripreso la realizzazione del tappeto durante la mia gravidanza. Sono riuscita a fare più io di quanto avesse fatto mia mamma in tutta la sua vita. Poi sono nate le figlie, ho ripreso il lavoro e come aveva fatto mia madre ho lasciato lì ancora il tappeto incompiuto, pensando che l’avrei finito quando fossi andata in pensione».

Monza, la storia del tappeto “magico”che viaggia dal 1953: l’impegno e l’appello di Angela Giaconi, figlia di Lina

Nel frattempo però la ditta Fratelli Cecconi ha chiuso e Angela non è più riuscita a trovare da nessuna parte gli stessi filati.
«A inizio del 2000 ho fatto il mio ultimo ordine, ora non saprei dove recuperare dei filati simili».
Il tappeto incompiuto ha seguito Angela in diversi traslochi in Brianza: a Meda, a Seregno e infine a Monza.
«Ho saputo che al Centro civico di San Fruttuoso si trovavano alcune signore per lavorare all’uncinetto. Ho chiesto a loro di completare per me il lavoro iniziato da mia mamma».
Angela, che dalla madre Lina ha ereditato l’abilità nel cucito, non riesce più a lavorare ai ferri a causa di problemi alle mani. «Mi piacerebbe che qualcuno riuscisse a concludere qual lavoro iniziato più di settant’anni fa. E sarei felice se, una volta ultimato, quel lavoro finisse magari in una casa di montagna, quelle di legno con il camino acceso. È un tappetone di lana che si pulirebbe benissimo nella neve fresca. Mia madre prima io poi ci abbiamo dedicato tanto tempo, è ora che finalmente venga completato»