“Non è vero che un bambino che si è bruciato sta lontano dal fuoco. È attirato dal fuoco come una falena dalla luce. Sa che se si avvicina si brucerà di nuovo. E ciononostante si avvicina”. Lo scrittore svedese Stig Dagerman trent’anni fa raccontava così la tentazione dei bambini: non c’è niente che possa fermarli. Ma soprattutto, nulla ha un confine nella fantasia dei più piccoli, perché lì, di solito, la fantasia non si traduce davvero in realtà.
Insomma: è un gioco. E da lì parte la 42estima edizione della mostra internazionale di illustrazione per l’infanzia “Le immagini della fantasia” che la scuola di Sarmede porta a Monza dopo il debutto in provincia di Treviso, come prima tappa: è la 28esima volta che il capoluogo della Brianza accoglie il progetto, ed è da sempre la migliore mostra annuale accolta da Monza, grazie all’impegno delle biblioteche monzesi. L’iniziativa è della Fondazione Štěpán Zavřel che “prosegue il cammino lungo il sentiero dell’illustrazione e ne conferma l’idea fondante, il valore poetico e riflessivo dell’immagine”.
A Monza da sabato 8 marzo arrivano le sezioni fondamentali: quella dedicata alla ospite d’onore, Narges Mohammadi (da Teheran) e le sezioni Tema (il gioco appunto), Panorama, Pedagogia che “si sviluppano attorno al tema del gioco inteso dal curatore della mostra Gabriel Pacheco come esperienza di libertà, spazio da esplorare e conservare dentro sé”.
Monza gioca alle “Immagini della fantasia”: dove tutto può accadere
Il tema 2025, cioè il gioco, coinvolge cinque illustratrici e un illustratore “attraverso la narrazione e l’immaginazione. Il gioco è inteso come un luogo in cui qualsiasi cosa può accadere senza avere effetti sulla realtà, poiché si tratta di una dimensione magica”. Per Panorama si parla di “Giochi d’immagini” con “differenti forme di bellezza proprie dell’illustrazione contemporanea interpretate da undici illustratrici e illustratori. In questa sezione si approfondisce il pensiero estetico, mettendo a fuoco i concetti di geometria e stile”.
Sotto il capitolo Pedagogia si parla di “Gioco e sapere”, per comprendere come “ le possibilità del gioco come riparo momentaneo dalla frustrazione e dalla fatalità della vita”. Isola a sé stante la monografia dedicata al fondatore della scuola, Štěpán Zavřel, di cui vengono riprese alcune xilografie riprese dall’albo “Jacopo il Giullare”, un saltimbanco dal cuore bambino che ci ricorda l’arte di amare in modo spontaneo e libero da pregiudizi.

Intanto il focus, l’ospite d’onore, cioè Narges Mohammadi, nata a Teheran e cresciuta alla Shahed Art University, che ha esordito nel campo dell’illustrazione nel 2006. Ha già pubblicato più di 30 libri, in Cina, Stati Uniti, Giappone, Svizzera e Iran – racconta Sarmede – e ha partecipato a numerose mostre di illustrazione. Ha vinto la Golden Apple della Biennale d’illustrazione di Bratislava nel 2017 e ha ricevuto la nomina per il premio The Astrid Lindgren Memorial Award. ”Le illustrazioni presentate appartengono a storie antiche, come Le Mille e una notte, a classici come Alice nel paese delle meraviglie e all’immaginazione contemporanea, tra Occidente e Oriente”. Per Pacheco “l’opera di Mohammadi ha la capacità di trasformare la diversità in armonia, così come un racconto o le tessiture di un mito. Attraverso la combinazione di immagini, texture e colori, i suoi collage ci invitano a riflettere sulla complessità delle cose e sulla bellezza che può emergere dall’interconnessione dei diversi elementi”.
La sezione dedicata al tema (il gioco) comprende sei autori che “mettono a disposizione la loro personale riflessione sul tema del gioco grazie alla narrazione e all’immaginazione”. Si tratta di un percorso sull’evento del gioco inteso come uno spazio-tempo libero e allo stesso tempo regolato, fittizio e vivo – dice Pacheco – È un luogo in cui ciò che accade non ha conseguenze nella vita reale e permette perciò un allentamento della tensione quotidiana.
Monza gioca alle “Immagini della fantasia”: perdersi nella creazione
“Il gioco nella letteratura universale è un tema trasversale, come in Alice e nel Piccolo principe. Alcuni autori hanno utilizzato i giocattoli come metafora per esplorare temi, ad esempio lo Schiaccianoci, il Soldatino di piombo, il paese dei balocchi di Pinocchio. Mentre altri lo hanno utilizzato come strumento narrativo per sfidare le convenzioni letterarie: pensiamo agli esercizi di stile di Raymond Queneau, a ‘Se una notte d’inverno un viaggiatore’ di Italo Calvino e ‘Il gioco del mondo’ di Julio Cortzár, dove la logica è solo un gioco”.
La sezione “Giochi d’immagini” comprende undici illustratrici e illustratori che interpretano la geometria intesa come struttura e lo stile percepito come linea. ”L’artista si immerge nei meandri della creazione e si perde – dice Pacheco – sostenuto da alcune forme del testo o della memoria si ritrova, poi si avventura con agilità attraverso un disegno che non ha mai visto ma che conosce. In questo momento sembra inutile anche sapere quale possa essere la forma. Ma arriva un momento in cui ogni parte combacia e quella forma che abita le mani degli artisti inizia a rivelarsi”.
Poi Štĕpán Zavřel, il fondatore, con il suo “Jacopo il giullare”, cioè “ il bambino che porta sempre allegria, che convince persino il più austero degli adulti, l’abate, ad accogliere l’altro anche se diverso, spazzando via pregiudizi e preconcetti affinché il cuore si riempia di gioia e tutti insieme si possa vivere felici nel mondo”.
L’ingresso è gratuito e la mostra è visitabile nei seguenti giorni e orari d’apertura: mercoledì, giovedì e venerdì 10 – 16, sabato e domenica ore 10.30 – 18.30. Visite guidate su prenotazione da lunedì a venerdì: 9 – 13 e 14 – 16:30. Info e prenotazioni: 039.324197 oppure e-mail monza.ragazzi@brianzabiblioteche.it .