«La proposta è suggestiva e potrebbe finalmente rispondere all’esigenza, molto sentita, di avere un luogo dove seppellire, una volta cremati, gli animali da compagnia». Sul resto del progetto che propone la creazione, in città, di uno spazio dedicato alle sepolture alternative, dove i resti dei defunti, cremati e conservati in un’urna biodegradabile, possano venire impiantati nel terreno assieme a nuovi alberi, l’assessore ai Lavori pubblici con delega ai Servizi cimiteriali Simone Villa prende intanto tempo: «Ci sono precise normative da rispettare in questo ambito e il progetto, appena ricevuto dai nostri uffici, va ancora approfondito».
A idearlo due monzesi, Cristina Daniotti e Alessandro Ruggero, che hanno messo a sistema una serie di necessità, hanno delineato un quadro preciso e hanno trovato una soluzione che, se accettata, trasformerebbe Monza in uno dei primi comuni in Italia pronto a dare vita non a un nuovo cimitero ma a un bosco urbano: «A un luogo – ha spiegato Daniotti – dove l’architettura funeraria fatta di lapidi e tombe cede il posto agli alberi dando vita a un vero e proprio parco: un ’area di aggregazione da vivere, dove trascorrere il tempo libero, passeggiare e, perché no, fare anche cultura». I due stanno presentando il progetto in questi giorni anche a tante realtà e comitati del territorio: avrebbero già anche individuato l’area adatta.
«Si tratta – spiegano – di diverse centinaia di metri quadri a destinazione agricola compresi tra viale delle Industrie e via San Damiano, oltretutto a breve distanza dal cimitero di viale Ugo Foscolo». Proseguono: «Si tratta di un terreno frazionato, suddiviso tra un incolto, un impianto di trattamento dei rifiuti la cui concessione scade tra un paio d’anni, e un’ampia area attorno a MonzaCar. La realizzazione, qui, di un bosco urbano migliorerebbe la vivibilità di un quartiere messo a dura prova dalla presenza di una zona industriale e di un viale molto trafficato, che necessiterebbe di una riqualificazione».
Non mancano, nel progetto, alcune considerazioni sui cimiteri, «poco frequentati dai familiari dei defunti e spesso trascurati, nella manutenzione, dalle amministrazioni comunali: c’è bisogno, insomma, di ripensare quello che è il concetto di cimitero a cui siamo abituati». In altri paesi, i boschi “sacri” sono una realtà consolidata e in Italia non mancano progetti pilota, proposti anche da alcune start-up. Villa, però, replica: «Non dimentichiamo che al cimitero urbano un’area destinata allo spargimento delle ceneri esiste già: intanto – conclude – potremmo quindi pensare a ingrandire e abbellire quella».