Una messa in sicurezza statica della ciminiera nell’immediato potrebbe essere realizzata stabilizzandola «mediante un anello metallico disposto in quota e collegato a quattro cavi da ancorare a terra su blocchi in calcestruzzo, posti perimetralmente ad adeguata distanza dalla base della ciminiera». La ciminiera in questione è quella dell’ex feltrificio Scotti di vialone Battisti e a prendere parola è l’ingegnere strutturista Danilo Campagna, che in passato ha lavorato al consolidamento statico e al rinforzo strutturale della ciminiera sud del villaggio di Crespi d’Adda.
L’ingegnere ha inviato il proprio parere tecnico al Comitato residenti area Scotti e al Coordinamento di associazione e di comitati di Monza, che l’hanno allegato alla lettera aperta inviata nei giorni scorsi all’amministrazione comunale. Si torna così a puntare l’attenzione sulla volontà di salvare il reperto di archeologia industriale, perché «è necessario un nuovo progetto rispettoso dei luoghi storici e dell’ambiente urbano». Perizie alla mano (ultima quella del Politecnico di Milano) la ciminiera monzese mostra «deficienze nella resistenza a flessione sotto l’azione del vento nell’entità indicata dalla Normativa sulle costruzioni», motivo per cui «un pericolo di crollo nell’evenienza di venti di eccezionale intensità» sarebbe «concreto». Ma c’è un ma e porta a una svolta positiva: secondo Campagna la ciminiera si potrebbe salvare applicando «lo stesso approccio progettuale e realizzativo» adottato per la ciminiera di Crespi d’Adda.
Il parere tecnico, datato 25 gennaio, arriva in seguito al coinvolgimento dell’ingegnere in una delle dirette social realizzate dal Comitato residenti area Scotti per sensibilizzare quante più persone possibili sugli sviluppi del progetto che riguarda l’area dell’ex feltrificio: «Dopo l’intervento dello scorso dicembre – spiega Antonella Gaddi, portavoce del Comitato – abbiamo chiesto all’ingegnere di mettere nero su bianco il suo parere: l’abbiamo accompagnato alla lettera aperta che contiene anche altre informazioni sulla fattibilità della conservazione della ciminiera». Tra i documenti anche alcuni esempi di recupero e di riqualificazione di aree classificate come di archeologia industriale: un contributo di Giovanna Rosso Del Brenna, docente universitaria in materia, che in un secondo incontro social promosso dal Comitato aveva illustrato alcuni casi realizzati in diverse città d’Italia e d’Europa (da Milano a Genova passando per Siviglia e Mosca). Nell’ottica di tutelare luoghi e immobili che «rappresentano l’identità e la memoria dello sviluppo dei comuni», i comitati e le associazioni di Monza hanno quindi ribadito che «il progetto di modifica al PII ex Feltrificio Scotti venga totalmente rivisto» e hanno chiesto «il restauro della ciminiera, la ricostruzione, almeno in parte, degli edifici industriali demoliti, consentendone usi compatibili, pur attualizzati, nonché il recupero di nuove funzioni e spazi pubblici in “open space”».
E poi «una drastica riduzione del numero di unità abitative e delle altezze dei sette nuovi edifici residenziali», l’aumento delle destinazioni a servizi e un collegamento ciclopedonale tra via Scarlatti e via Boito in sostituzione del nuovo collegamento viabilistico.