Monza: la bandiera della pace umana degli studenti dell’Hensemberger

Iniziativa lampo degli studenti dell’Hensemberger di Monza contro la guerra in Ucraina: testimonianze e una bandiera della pace umana venerdì 4 marzo.
Flash mob degli studenti all’Hensemberger
Flash mob degli studenti all’Hensemberger

Piantare semi di pace per rifiorire come persone nuove, per portare colore nella vita di tutti. Una grande bandiera della pace “umana” ripresa anche da un drone per gridare un deciso e chiaro “no alle guerre”.

Così l’istituto Hensemberger, venerdì 4 marzo, ha voluto dar voce ai pensieri che, in questi giorni, pervadono le menti degli studenti. Una tavola rotonda con Marco Monzani di Amnesty International, Antonio Chiodo di Emergency, Robi Ronza, giornalista e saggista e Lele Duse della Fondazione “Ti do una mano onlus-Monza” che rivolge le proprie azioni di solidarietà verso i bambini ucraini, dal 2002. Testimonianze importanti, una su tutte ha ammutolito i rappresentanti delle classi presenti in auditorium, quella di Tatiana Dutchak, giovane ragazza ucraina di Cesano Maderno che ha voluto portare la sua testimonianza.

Monza: la bandiera della pace umana degli studenti dell’Hensemberger
Flash mob degli studenti dell’Hensemberger

«Fino a qualche giorno fa sognavo di portare mio marito, italiano, e la mia famiglia a Odessa, al mare – ha raccontato con molta emozione Tatiana – per trascorrere una vacanza. Adesso la mia città, Cernivz, che si affaccia verso la Romania, è distrutta, mio fratello è rimasto bloccato a Odessa per un paio di giorni. Il nostro popolo non vuole la guerra, vogliamo la pace, non abbiamo attaccato nessuno stiamo resistendo. Perché il prezzo della libertà è così caro. Adesso che hanno bombardato anche una delle più grandi centrali nucleari del Paese il pericolo è per tutti, non solo per noi ucraini. Mi fa male vedere il mio paese martoriato, grazie a tutti quelli che si sono attivati e stanno mandando aiuti al mio popolo».

Lele Duse ha contattato in tempo reale Yuri, uno degli accompagnatori di bambini dell’associazione che presiede, le parole di questo papà sono scolpite nelle menti dei ragazzi: «Ho buttato poche cose in macchina e, oggi, sono scappato dal mio Paese, sto cercando di raggiungere la frontiera per mettere in salvo i miei figli. La situazione sta peggiorando sempre più, sto sorpassando numerosi posti di blocco, spero di poter portare in salvo i bambini, finora ho resistito ma ora, per i miei bambini, ho deciso di scappare». Inutile dire che Duse ha ribadito che la città lo accoglierebbe a braccia aperte. Ogni relatore ha fornito nuove informazioni ai ragazzi e proprio Antonio Chiodo ha lanciato un invito ai ragazzi :«Informatevi, raccogliete notizie, cogliete ogni occasione per imparare, parlatene tra voi e anche con gli adulti, non siate ascoltatori passivi».