Sono state inaugurate martedì 27 febbraio le nuove sale di Emodinamica dell’ospedale San Gerardo che pongono l’ospedale al primo posto in Lombardia per gli interventi in urgenza nell’infarto miocardico acuto. E ai primi posti per casi diagnostici e interventi di angioplastica nell’infarto del miocardio eseguiti in Lombardia.
Una struttura storica, avviata e inaugurata 30 anni fa esatti, dove venivano di fatto eseguite solo diagnosi invasive in pazienti con malattia coronarica o con malattia delle valvole cardiache, e che oggi, grazie alla nascita della nuova Unità Operativa Complessa, associa gli alti volumi di attività del San Gerardo con quella dell’ospedale di Desio.
“La nuova struttura di Emodinamica – ha sottolineato Matteo Stocco, direttore generale della Asst di Monza – consente un avvicinamento strategico alla zona di emergenza/urgenza in quanto posto al di sopra della Medicina d’Urgenza, adiacente ai reparti di Rianimazione e al blocco Angiografico. Per far fronte al costante aumento della domanda di prestazioni interventistiche anche in urgenza/emergenza, è stato già avviato da qualche anno un esclusivo servizio di pronta disponibilità notturna e festiva autonomo, in grado di garantire qualsiasi tipologia di intervento 24 ore su 24: è anche per questo motivo che il San Gerardo di Monza è stato inserito nella Rete Regionale Trauma come Centro Trauma ad Alta Specialità (CTS)”.
I dati parlano da soli: nel 2017 sono state eseguite 2.404 procedure, 2.301 coronarografie, 1.316 angioplastiche, 456 procedure in urgenza e 338 angioplastiche primarie per infarto miocardico acuto. L’attività è organizzata in maniera continuativa, sulle 24 ore, adeguando il numero di emodinamisti esperti e con una rete in collaborazione con il 118, per fare in modo che il tempo tra diagnosi e dilatazione dell’occlusione coronarica sia il più breve possibile.
“Abbiamo finora trattato circa 200 pazienti in arresto cardio-circolatorio – conferma il dottor Virgilio Colombo, direttore dell’Uoc di Emodinamica – che potremmo definire moribondi. Sono stati portati in sala con cuore fermo, sostenuti da una circolazione extracorporea. Questi interventi, eseguiti in situazioni cliniche estreme con una mortalità che sarebbe del 100%, portano ad una sorprendente sopravvivenza del 40%”.
L’ultima rivoluzione dell’Emodinamica è stata quella di iniziare a trattare anche pazienti con malattia delle valvole cardiache.