Monza, il centro profughi di via Spallanzani ha chiuso: per mancanza di migranti da accogliere

LEGGI Rete Bonvena, 100 posti di lavoro a rischio - Chiuso per mancanza di migranti: dal 31 dicembre il centro di prima accoglienza di via Spallanzani a Monza è disabitato. Il Consorzio Comunità Brianza, che per quattro anni ha gestito l’hub, ha restituito le chiavi al Comune.
Monza Centro Spallanzani
Monza Centro Spallanzani Fabrizio Radaelli

Chiuso per mancanza di migranti: dal 31 dicembre il centro di via Spallanzani a Monza è disabitato. Il Consorzio Comunità Brianza, che per quattro anni ha gestito l’hub di prima accoglienza allestito nello stabile, ha restituito le chiavi al Comune.

«Con la riduzione degli sbarchi – spiega il presidente Mario Riva – una struttura del genere non serve più. Abbiamo cercato di capire se l’immobile può essere utilizzato per ospitare mamme con bambini o minori ma i lavori di ristrutturazione sarebbero troppo costosi».


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Lo scorso anno la giunta Allevi ha prorogato fino a 2024 il contratto con il Consorzio: «La convenzione – precisa Riva – non è stata ancora firmata. Abbiamo pagato il canone, le bollette e gli arretrati: non siamo, però, in grado di sostenere i costi per trasformare lo Spallanzani» in una residenza per donne o bambini.


A fine aprile il Consorzio, così come le cooperative che aderiscono alla rete Bonvena, dovrebbe cedere la mano nella gestione dei 133 appartamenti sparsi per la Brianza in cui vivono circa 500 immigrati.
Il taglio alle risorse imposto dal decreto sicurezza firmato da Matteo Salvini ha convinto i responsabili delle associazioni a farsi da parte: «Con i fondi a disposizione – commenta Riva – non riusciremmo a impostare una buona accoglienza e a proseguire i progetti avviati».

L’ospitalità diffusa, infatti, è la più penalizzata dal Governo che ha destinato agli operatori 18 euro al giorno per migrante con cui pagare gli affitti, fornire i pasti, i vestiti e le cure sanitarie. Di fronte alla certezza di dover abbandonare le attività a sostegno dell’integrazione, comprese quelle di accompagnamento dei giovani nello studio e nella ricerca di un lavoro, Bonvena ha partecipato solo a due dei tre bandi pubblicati dalla Prefettura: quelli per le comunità fino a 50 letti e per quelle fino a 300.

«Ci siamo proposti – precisa Riva – per continuare a lavorare nelle strutture di via XX Settembre a Monza, di Concorezzo, di Lissone, di Camparada e di Limbiate per un totale di 340 posti».

Ora, quindi, si apre un’incognita per gli oltre 500 stranieri che abitano nei 133 alloggi: «La Prefettura – afferma il presidente – valuterà cosa fare» e, vista l’aria che tira a Roma, potrebbe decidere di spostare i migranti in grandi centri fuori provincia.

La scelta della rete Bonvena potrebbe avere delle serie ripercussioni sul futuro di educatori, custodi e operatori: «Stiamo ragionando – conclude Riva – sulla possibilità di inserire alcuni di loro in progetti non legati all’accoglienza».