Si chiama Lu.Mi.Med. Acronimo che sta per Lugano-Milano-Mediterraneo. E dietro questa sigla sta nascendo un’idea che promette di rivoluzionare il settore dei trasporti su ferro anche in Brianza.
Meglio chiarirlo subito: non si tratta (ancora) di un progetto su carta, né tanto meno di uno studio di fattibilità. Ci si arriverà, secondo quanti stanno coltivando quella che oggi è un bozzolo di idea, un’ipotesi strategica. Ma ci sono tecnici, architetti, ingegneri, imprenditori e anche istituzioni pubbliche nazionali ed europee che sono talmente interessate a Lu.Mi.Med che non vedono l’ora che da semplice ipotesi diventi presto un progetto concreto.
Si tratta, in buona sostanza, di un grande piano che prevede il completamento in direzione sud dell’Alp-Transit (fondato sui nuovi tunnel del Gottardo e del Monte Ceneri), ovvero il completamento del corridoio che dovrà collegare Genova (tra la Liguria e il Piemonte Rfi sta provvedendo alla costruzione del terzo valico dei Giovi) a Rotterdam attraverso la creazione di una nuova linea di Alta velocità e Alta capacità. «Con l’allargamento del canale di Suez – spiega l’architetto Giovanni Bottini, presidente e amministratore delegato di Systematica, la società milanese che si sta adoperando per realizzare l’opera – le navi super portacontainer non passano più dal Capo di Buona speranza ma attraversano il Mediterraneo per andare nei grandi porti del nord Europa. Noi dobbiamo intercettare questo flusso di merci attraverso i nostri porti di Trieste e, soprattutto, Genova». In ballo, secondo le stime del gruppo che sta lavorando a Lu.Mi.Med, ci sono 21 miliardi di euro che potrebbero essere portati in Italia da tasse, dazi doganali, burocrazia applicata alle merci in transito.
«Dobbiamo arrivarci prima dei francesi, che con Marsiglia hanno un’ottima alternativa ai nostri porti» spiega Bottini. Il progetto si può dividere in tre fasi. Il collegamento tra Lugano e Milano, il bypass del capoluogo lombardo, e infine la corsa verso i porti liguri. In Brianza la nuova ferrovia sarà contraddistinta dal quadruplicamento della tratta Rosales (Como)-Seregno e il bypass del “collo di bottiglia” rappresentato dalla stazione di Monza. In Italia, secondo le stime del progetto, si dovrebbero riversare 200 treni merci al giorno, quelli di nuova concezione lunghi 750 metri. A Seregno, poi, questi treni si dividerebbero: una quarantina proseguiranno la propria corsa fino a Milano, mentre 160 (80 verso nord e altrettanti verso sud) dovrebbero marciare sulla nuova ferrovia, a binario unico a uso esclusivo dei treni merci, per raggiungere Melzo e quindi finire a Genova o a Savona, che correrà a est di Milano. Lu.Mi.Med prevede anche la creazione di una galleria profonda per permetterea ai treni merci e passeggeri diretti a Milano e provenienti dal nord Europa (e viceversa) di correre veloci sotto la Brianza a una velocità di 230/250 km orari. Potrebbero essere previste anche delle fermate intermedie.
Il project team che sta cercando di dare vita a Lu.Mi.Med è composto, oltre che da Systematica, dalla società svizzera Reconsilia, da Arup Milano (servizi professionali di ingegneria e design), dal gruppo Clas della Bocconi di Milano, Bain & company (leader italiano nella consulenza strategica e organizzativa) e da un folto comitato scientifico italo-svizzero. I costi? Alti: dai 7 ai nove miliardi di euro, secondo il Sole 24 ore si sforerebbero gli 11 miliardi. E chi pagherebbe? Capitali privati coprirerebbero il 20% del costo con un bond specifico. Il resto dovrebbe essere saldato dal pubblico, istituzionali nazionali ed europee. In questo senso c’è già stato un abboccamento con la Banca europea degli investimenti che si è già detta pronta a finanziare una parte del progetto.
E i privati interessati? Top secret al momento. Anche se aziende come Ansaldo, gruppo Gavio e il colosso della logistica Maersk sarebbero già pronte a investire sui nuovi binari.