Monza, D’Addario lascia la guida della consulta San Fruttuoso: «Parvenza di partecipazione»

Dopo mesi di tensioni la coordinatrice della consulta di San Fruttuoso si dimette: in una lettera al Comune l’elenco dei progetti mai realizzati e la convinzione che si tratti di «parvenza di partecipazione».
La consulta di San Fruttuoso con l’assessore Arbizzoni a novembre 2018: la prima a destra è Giustina D’Addario
La consulta di San Fruttuoso con l’assessore Arbizzoni a novembre 2018: la prima a destra è Giustina D’Addario Fabrizio Radaelli

A un anno e mezzo dalla sua elezione Giustina D’Addario ha rassegnato le dimissioni da coordinatrice della consulta San Fruttuoso. L’incarico passa ora alla vicecoordinatrice, Daniela Colombo. A informare della decisione è stata la stessa D’Addario, dopo aver inoltrato la comunicazione all’assessore alla Partecipazione, Andrea Arbizzoni con una lunga e dettagliata mail inviata in Comune nei giorni scorsi.

«Due mesi fa abbiamo invitato gli assessori Arbizzoni, Simone Villa, Desirée Merlini e Pierfranco Maffè a riferire in consulta riguardo a tre progetti ancora in sospeso: la riapertura della sala eventi all’ex centro sociale di via Tazzoli, la riapertura dell’ambulatorio di via tazzoli e l’apertura di una biblioteca di quartiere. Nonostante due solleciti non è mai pervenuta alcuna risposta. Poi a poche ore dall’ultima seduta della consulta (lo scorso 24 maggio, nds) ci viene inviata una comunicazione vaga nella quale Arbizzoni ci informa che l’amministrazione sta “portando avanti l’analisi tecnica per trovare possibili soluzioni fattibili”, riguardo ai tre progetti – si legge nella missiva inviata da D’Addario a Palazzo -. Sono anni che ci viene ripetuta la stessa cosa. Sono anni che gli uffici tecnici starebbero lavorando a soluzioni che non arrivano mai. Eppure i progetti chiesti dalla consulta sono oggi ancor più fondamentali».

La consulta di San Fruttuoso è a oggi la più numerosa di Monza con i sui 63 iscritti. Quando si tornerà a riunirsi in presenza si porrà il problema anche di dove svolgere le riunioni, nel rispetto delle norme sul distanziamento. «Non abbiamo un luogo nel quale riunirci, è fondamentale rendere disponibile la sala di via Tazzoli, inoltre quello è l’unico progetto del bilancio partecipativo del 2017 a non essere ancora stato realizzato, pur avendone stanziato dei fondi», continua D’Addario.

Stessa situazione immobile da tempo anche quella che riguarda la richiesta di riaprire l’ambulatorio medico di via Tazzoli, oggi sede di due associazioni anti violenza. E poi c’è la richiesta della biblioteca di quartiere. «Lo scorso anno – precisa l’ex coordinatrice – finalmente si è concretizzata la possibilità di adibire l’attuale sala lettura dell’ex centro di via Tazzoli a biblioteca di quartiere, attivando un Patto di collaborazione. Nonostante diversi incontri con gli assessori alla partita l’amministrazione ci ha comunicato l’impossibilità di realizzare quanto chiesto per mancanza fondi. Dopo tutto questo oggi ci viene chiesto ancora come consulta di formulare nuovi progetti. Alla luce di questi fatti non sono più disponibile a dedicare ancora tempo, energie e competenze a questa parvenza di partecipazione».