Era il 26 novembre del 2010 quando Yara Gambirasio non fece mai più ritorno a casa. Esattamente tredici anni fa. Al caso della piccola ginnasta bergamasca di Brembate di Sopra, la giornalista Laura Marinaro, esperta di cronaca nera e giudiziaria, responsabile dell’edizione on line de il Cittadino di Lecco, e la criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone hanno dedicato il libro “Yara. Autopsia di un’indagine”. Le due autrici ne hanno parlato nel tardo pomeriggio di sabato al Manzoni 16 Spazio Eventi durante un incontro organizzato dalla sezione Fidapa Modoetia Corona Ferrea in collaborazione con Generali Agenzia XXV Aprile.
Monza, Bruzzone e Marinaro: “L’unico colpevole è Bossetti”
“Un libro – ha sottolineato Bruzzone – che vuole dimostrare che non esistono asini che volano, nuove verità ancora da scoprire. Massimo Giuseppe Bossetti, al di là di ogni ragionevole dubbio, è l’assassino della piccola Yara”. Le autrici hanno ripercorso i momenti salienti della scomparsa della ragazzina. L’uscita dalla palestra, l’incontro con il suo carnefice, la lenta e atroce agonia nel luogo in cui è stata ritrovata. “Più volte ci è stato chiesto perché Yara è stata ritrovata dopo tre mesi quasi per caso-hanno affermato le due autrici-purtroppo la ragazzina giaceva al centro di quel campo dove erano cresciute erbacce alte e spinose che rendevano difficile il ritrovamento”. Assai complessa è stata la ricerca dell’assassino dopo l’isolamento del Dna sugli indumenti di Yara. Una lunga indagine fatta di screening, qualche comprensibile errore umano (nel 2012 l’esito del test della mamma di Bossetti non fu preso in considerazione), la caparbietà della pm Letizia Ruggeri ad andare avanti con i test per scoprire chi fosse “Ignoto 1”. Alla fine Bossetti è stato condannato all’ergastolo. Pena confermata dalla Corte di Cassazione nel 2018.
Monza, Bruzzone e Marinaro: “Nessun errore nelle indagini”
“Intraprendere una nuova indagine genetica sarebbe irrilevante-ha sottolineato Bruzzone-ulteriori test hanno dimostrato che Bossetti è Ignoto 1. Oltretutto, ora è impossibile effettuare una ricognizione dei reperti in quanto il materiale è altamente compromesso. Per rivedere tutto l’iter occorre dimostrare che ci sono stati degli errori, che ciò che è stato fatto prima non era corretto”. Cosa a cui non credono e ben spiegano Marinaro e Bruzzone tra le righe. Il libro compie anche un “viaggio” nella personalità di Bossetti. “Perché non ha mai confessato? – ha concluso Bruzzone – il motivo è che una personalità narcisista come la sua non confesserà mai. Se dovesse ammettere l’omicidio, dovrebbe ammettere anche il movente. Un movente di natura sessuale. E questo non lo farà mai! E da buon narcisista ora si sta facendo passare per il più grande errore giudiziario della storia.”