Era in Italia con un regolare permesso di soggiorno ottenuto grazie al fatto di esercitare un “lavoro domestico”. Ma nessuno immaginava che si trattasse di prostituzione. La donna, una 45enne di nazionalità cinese, incontrava clienti in una abitazione nei pressi dello stadio Brianteo, a Monza, dove gestiva anche altre “lucciole”.
A scoprire l’originale (ma non troppo) “lavoro domestico” sono stati gli agenti della Squadra investigativa della polizia di stato del commissariato di viale Romagna che sono entrati in azione lunedì 29 gennaio e hanno proceduto ad indagare in stato di libertà la 45enne per sfruttamento della prostituzione.
A finire nei guai è stato anche un italiano di 73 anni che, secondo i riscontri degli investigatori, avrebbe fornito alla “lucciola” un contratto di lavoro fittizio per un insospettabile lavoro domestico – garantendole così il permesso di soggiorno – che si traduceva in realtà, come emerso, in tutt’altro. Raccolti quindi elementi probatori, sia nei confronti della donna che del “datore di lavoro” italiano, per il reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina.