Mercoledì il presidente della Regione Attilio Fontana, insieme a Giulio Gallera, assessore alla Sanità, sarà all’Asst Monza dalle 9 alle 11,30. In occasione della visita Cgil, Cisl e Uil terranno un presidio unitario davanti all’Ospedale San Gerardo. Una iniziativa che prosegue nella strada indicata dai presidi tenuti negli scorsi giorni davanti a Palazzo Lombardia a Milano.
La richiesta è di cambiare il modello della sanità regionale. “L’epidemia da coronavirus Sars-CoV-2 -spiegano i sindacati in un volantino- è un evento eccezionale, ma la Lombardia è stata travolta dalla sua diffusione, non è stata in grado di contenerla. Si è combattuto disperatamente con le terapie intensive, mentre dovevano essere attivati strumenti preventivi di igiene e sanità pubblica. È il risultato di vent’anni di politica sanitaria regionale che ha centralizzato i servizi negli ospedali, favorito la sanità privata e destrutturato le prestazioni territoriali pubbliche. Tra la medicina generale (i “medici di famiglia”) e gli ospedali si è costruito il vuoto. La decantata eccellenza della sanità lombarda è determinata dall’impegno e dalla professionalità del personale, che opera in costante carenza di organico, mentre il modello organizzativo generale regionale, accompagnato dal decennale taglio del fondo sanitario nazionale, si è rivelato gravemente inadeguato”.
In vista anche di una eventuale nuova ondata epidemica occorre mettere mano subito alla sanità locale. Ecco le richieste di Cgil, Cisl e Uil: attivare almeno un nucleo di assistenza territoriale per ogni ambito, presidi con la presenza di medici di continuità assistenziale, infermieri, assistenti sanitari e altre figure professionali di supporto che siano in grado di garantire un triage territoriale, di effettuare alcuni primi esami diagnostici e fornire assistenza domiciliare, a sostegno e in coordinamento con i medici di medicina generale e gli specialisti ospedalieri.
Un modo per dare informazioni in modo diffuso ed evitare sovraffollamenti negli ospedali. A questa protesta si aggiungerà anche quella dei precari della sanità brianzola, 300 lavoratori somministrati tra Monza, Desio e Vimercate, che chiedono la stabilizzazione del posto di lavoro (alcuni di loro hanno contratti a tempo da 10-15 anni) e che, nonostante abbiano contribuito come gli altri colleghi ad affrontare l’emergenza Covid non hanno ottenuto nessun premio, finora riconosciuto solo a chi ha contratti a tempo indeterminato.