Monsignor Frigerio, il seregnese cappellano della Nato

Il seregnese monsignor Angelo Frigerio, 65 anni, è stato nominato cappellano in servizio canonico esclusivo alla Nato Rapid Deployale Corps in Italia di Solbiate Olona. La sua storia.
Nel 2019 in missione Onu in Libano
Nel 2019 in missione Onu in Libano Paolo Volonterio

Il seregnese monsignor Angelo Frigerio, 65 anni, terminato l’incarico di vicario generale di tutte le forze armate italiane e promosso col grado di generale di corpo d’armata e onorario dell’ordinariato militare, è stato nominato cappellano in servizio canonico esclusivo alla Nato Rapid Deployale Corps in Italia di Solbiate Olona, col comando a Milano a palazzo Cusani, ma anche con l’incarico di assistere il comando militare esercito “Lombardia”, il circolo ufficiali dell’esercito, la caserma santa Barbara con tutti i reparti presenti e il centro ospedaliero, tutti dislocati in Milano.

Monsignor Frigerio, il seregnese cappellano della Nato
Monsignor Angelo Frigerio attuale cappellano della Nato

Monsignor Frigerio, è nato a Seregno il 19 settembre 1956. A 15 anni e per 6 anni ha lavorato come elettricista all’Amsp, a seguito della morte del padre. Studente serale all’istituto tecnico Fermi di Desio ha conseguito il diploma di maturità come perito elettrotecnico. Nel 1967 entrava in seminario a Saronno, poi Merate e Venegono. Veniva ordinato sacerdote dal cardinal Carlo Maria Martini, in Duomo, l’11 giugno 1983, e inviato a Lainate alla parrocchia di san Vittore martire come coadiutore dell’oratorio dove restava 8 anni, quindi nel 1991 a Saranno, nella prepositurale dei santi Pietro e Paolo.

Passava, nel 1994, alla scuola ufficiali di complemento di artiglieria come cappellano militare a Bracciano. Diventava segretario generala della Curia militare a Roma nel 1996. Nel 2001 era ispettore dell’ordinariato militare dell’esercito italiano col grado di generale di brigata. Nel marzo 2014 veniva nominato vicario generale dell’ordinariato militare col grado di generale di divisione.

Nei fine settimana si è reso disponibile per le celebrazioni nelle parrocchie di Seregno.

Com’è maturata in lei l’idea di diventare cappellano militare? “Il cardinal Martini all’inizio del 1993 – ha spiegato monsignor Frigerio – aveva celebrato una messa in Duomo per gli obiettori di coscienza definendoli “i giovani migliori”. L’allora ordinario militare monsignor Giovanni Marra, telefonava a Martini affermando che “non discuto il valore dei 27 mila ragazzi che fanno servizio civile (oggi sono solo 2 mila in tutta Italia), ma dalla diocesi ambrosiana ( 6 milioni di abitanti, 2500 preti, un migliaio di parrocchie) non ho nessuno che segua i 350 mila ragazzi in servizio militare”. Martini a quel punto mi aveva chiesto di andare a fare il cappellano. E il 1 settembre 1994 venivo destinato alla scuola di artiglieria di Bracciano”.

Monsignor Frigerio, il seregnese cappellano della Nato
Monsignor Angelo Frigerio attuale cappellano della Nato

Cosa l’aveva spinta ad accettare l’incarico, lasciare la sua parrocchia e la diocesi ambrosiano per diventare cappellano militare?
“Anche i soldati hanno bisogno di assistenza spirituale nell’usare le armi per difendere i deboli”.
La carriera di monsignor Frigerio all’interno dell’ordinariato è andata in crescendo. “Ho visitato tutte le missioni italiane all’estero. Ho celebrato oltre 100 funerali con l’assillo interiore di come confortare i famigliari dei caduti in Iran e Afghanistan. A Ciampino ho accolto le 19 vittime di Nassiriya: 12 carabinieri, 5 dell’esercito e due giornalisti. I feretri di questi caduti erano stati composti nella sala mortuaria all’Altare della Patria a Roma e per quella circostanza avevo acquistato 50 mila coroncine di plastica che tutti hanno richiesto, anche persone di altra religione. L’unico a contestare l’iniziativa il responsabile del Cerimoniale di Stato che aveva giustificato la forte riserva dicendo: “c’è il pericolo che la gente si fermi a pregare”, al che ho risposto “lei è veramente un genio”. Persino l’ambasciatore del Giappone si era fermato davanti alle salme con un profondo inchino, cosa che noi cattolici ci sogniamo. Ho parlato con decine di migliaia di militari, giovani e non”.

“I militari cercano il cappellano militare perché è l’unica persona da cui possono recarsi a chiacchierare senza dover passare dalla scala gerarchica, anche se non si è cattolici. L’assistenza spirituale delle forze armate non è sostituibile da alcuna altra professionalità, sia in pace che in guerra. Nessuno può chiedere cosa e perché, e nei colloqui i militari tirano fuori una grande umanità. Girando il mondo, i militari, le persone in stato di necessità sentono un maggior stimolo per le cose importanti e noi dobbiamo essere credibili”, ha detto monsignor Frigerio.

Anche i militari sono un gregge da seguire come le comunità parrocchiali. “E, sì – ha detto senza mezzi termini il cappellano della Nato – su una moderna portaerei americana sono imbarcate cinquemila persone. Ogni portaerei ha quattro cappellani: il protestante, il cattolico, il rabbino e l’imam, perché nelle settimane di navigazione gli uomini e le donne possono avere bisogno di assistenza spirituale, come chi vive a terra”.