Sessantadue partite giocate, un solo 0-0, quello fra Francia e Danimarca nell’ultima giornata della fase a gironi, un Mondiale più bello del previsto, che non ha avuto nessun timore reverenziale visto che, prima della sfida per il titolo, sono cadute sei delle otto nazionali capaci di vincere la coppa nelle venti edizioni fin qui giocate (Germania subito, e questa è la vera sorpresa, Argentina e Spagna agli ottavi, Brasile e Uruguay ai quarti, Inghilterra in semifinale) e una, l’Italia, che in Russia non è nemmeno arrivata. Un Mondiale salvato troppe volte dal Var, che non ha fatto sconti nemmeno ai fenomeni: via già negli ottavi Messi e Cristiano Ronaldo, campione d’Europa in carica, che si sono divisi le ultime dieci edizioni del «Pallone d’oro». È venuto il momento di decidere il podio, mentre sta calando il sipario di un’edizione seguita da milioni di tifosi, in stadi meravigliosi piena al 98%. Una festa anche di colori.
Finale terzo posto: Belgio 55%, Inghilterra 45% (sabato 14 luglio, ore 16). Il terzo posto non è il primo, ma è sempre meglio di niente. Su questa piccola finale pesa, per tradizione, l’umore di una squadra, dopo essere finita k.o. in semifinale. D questo punto di vista sembra esser meglio il Belgio, che ha perso dalla Francia, ma senza il trauma degli inglesi, in vantaggio con la Croazia per più di un’ora e poi battuti nei supplementari. La squadra di Roberto Martinez ha la possibilità di arrivare sul podio, dopo il quarto
Posto del 1986, quando la Francia vinse ai supplementari (28 giugno 1986). Anche gli inglesi non sono mai arrivati terzi in un Mondiale, battuti il 7 luglio 1990 dall’Italia a Bari (1-2). Il c.t. Southgate ha cercato di rincuorare il gruppo: «Finiamo bene un Mondiale magnifico». Harry Kane, che ha sbagliato a porta quasi vuota il 2-0 con i croati, può diventare il capocannoniere, visto che guida la classifica con 6 reti, due in più di Lukaku. Ma il Belgio ha un giorno in più di riposo e ha dimostrato di saper giocare meglio. Dal punto di vista anagrafico, sono due squadre giovani, che possono pensare di vincere Euro 2020, se resteranno concentrate e se verranno corrette nei pochi punti deboli.
Finale primo posto: Francia 60%, Croazia 40% (domenica 15 luglio, ore 17). Tutto si può dire tranne che questa sia un epilogo sorprendente. Semmai non previsto. Perché la Francia, campione del mondo il 12 luglio di vent’anni fa, ha un gruppo fortissimo che ha forza, carattere, genio e velocità e la Croazia un altissimo livello tecnico, che le consente di spendere moltissime energie. La Francia, oltre ad un vantaggio di 24 ore di riposo in più, ha giocato una partita in meno, calcolando che sei supplementari da 15’ danno un totale di 90. I croati hanno dimostrato di avere, oltre al gioco, una forza di volontà e una condizione atletica ammirevoli, però a gioco lungo potrebbero soffrire l’eccesso di fatica, anche perché in partenza i francesi appaiono più forti. La squadra di Deschamps preferisce la prosa alla poesia e unisce il meglio delle caratteristiche europee a quelle africane. La Croazia, decisa a riscattare la sconfitta nella semifinale del 1998 (2-1), ha già migliorato il terzo posto di vent’anni fa (generazione Boban e Suker), snobba la Premier (Lovren del Liverpool) e predilige la serie A (Perisic, Brozovic, Mandzukic, Strinic, Badelj più Kalinic all’inizio), ma ha il cuore, cioè il centrocampo in Spagna (Modric, fin qui fenomenale e Rakitic più Kovacic, quando entra). Il vero pericolo per la Francia, che ha tutto (da Lloris all’inarrestabile Kanté, da Pogba a Griezmann e Mbappé), è di lasciarsi soffocare dal peso del pronostico e dall’angoscia per il gol che magari non arriva. È successo nell’eurofinale del 2016 con il Portogallo, con Deschamps già sconsolato nel secondo tempo. Ma il gruppo era meno forte, il c.t. ha rinnovato pesantemente la squadra e poi perseverare nell’errore è diabolico.