Metrò M5 a Monza: ecco cos’hanno scritto sindaci e Regione a Salvini

La richiesta al ministro: finanziare l'intera tratta programmata. L'assessora Zappalà: il taglio di fermate non è sul tavolo.
Le ultime tre fermate del prolungamento della M5 a Monza
Le ultime tre fermate del prolungamento della M5 a Monza

«I sindaci di Monza, Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo, con cui ci siamo confrontati, condividono la necessità di realizzare l’intera tratta (del prolungamento della M5 ndr) nel rispetto delle tempistiche, delle aspettative e delle regole previste». Lo hanno scritto il primo cittadino di Milano Beppe Sala e il presidente della Regione Attilio Fontana nella lettera inviata il 25 marzo al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini con l’obiettivo «fondamentale di avere certezza sulle risorse integrative che il ministero potrà mettere a disposizione».

Metrò M5 a Monza: il taglio di fermate non è sul tavolo, dice l’assessora

La risposta da Roma, con tanto di invito a un confronto che i sindaci hanno chiesto diverse settimane fa, non è ancora arrivata: per questo lunedì 7 l’assessora alla Mobilità Irene Zappalà, rispondendo in consiglio comunale a una sollecitazione di Martina Sassoli del Gruppo Misto, ha lanciato «un appello a tutte le forze politiche» affinché intercedano per smuovere le acque. In aula ha ribadito che l’opzione breve, che secondo qualcuno prevederebbe il taglio di qualche stazione in modo da ridurre i costi dell’opera, non è sui tavoli delle amministrazioni interessate dal prolungamento della metropolitana da Bignami al polo istituzionale di via Grigna.

Metrò M5 a Monza: dove sono i dettagli sugli extracosti?

«Il sindaco Paolo Pilotto – aveva affermato poco prima la Sassoli – ha il dovere morale e politico di dire se c’è l’effettiva volontà di tagliare le sette fermate» monzesi e di illustrare le eventuali alternative. La consigliera ha nuovamente espresso le sue perplessità sul conteggio degli extracosti effettuato da MM: nella documentazione elaborata da Milano, ha dichiarato, c’è una «quantificazione esemplificativa» dei rincari delle materie prime che porterebbero a un aumento della spesa originaria compresa tra il 25 e il 30% ma mancherebbe il dettaglio delle altre voci che farebbero salire a 589 i milioni da reperire per integrare il finanziamento.